LIBRI Levania, rivista di poesia
Arriva il secondo numero del semestrale edito da Iuppiter Edizioni
di Ignazio Soriano
La densità della materia è per lo più illusoria. (…) Di sicuro, densità della materia e densità poetica, avendo a che fare entrambe con la profondità, si risolvono in caduta: dei corpi, per effetto di forza gravitazionale; del discorso, per indecidibilità, e conseguente inabissamento del senso. Consistente o immateriale? Come potremmo descrivere la natura del dire poetico? Con questa riflessione Eugenio Lucrezi, direttore e redattore, apre l’editoriale del secondo numero di Levania (Iuppiter Edizioni, dicembre 2013), rivista semestrale di poesia che invita il lettore a conoscere ed esplorare autori contemporanei con la convinzione che pensare la poesia costituisca ancora oggi un’attività critica e una forma di resistenza all’insensatezza. Ad aprire questo numero sono i versi di Morten Søndergaard, poeta danese vincitore nel 1998 del Michael Strunge-Prisen, tradotti dalla sua ultima raccolta (Vantaggi e svantaggi nel mettere le ali) uscita nel febbraio 2013. Ai testi in lingua è affiancata la traduzione di Bruno Berni, che rende fede all’originale musicalità del testo, una poesia di suono e movimento che espande il suo discorso come una danza. Søndergaard, artista poliedrico e sensibile, coltiva una profonda attrazione per il movimento, nello spazio e sulla pagina, dove il verso rappresenta una continua esplorazione del mondo esterno, che l’autore indaga servendosi della metafora, anche non comune, come in Flodhest, componimento dedicato ad un animale insolito nel contesto lirico: l’ippopotamo.
A seguire Paolo Nasti ci presenta Carmen Gallo e il suo mirabile esercizio di una riscrittura a due voci della poesia di John Donne “A Valediction: Forbidding Mourning”. La poetessa, servendosi del testo inglese come punto di partenza, instaura un dialogo tra lingue, generi e secoli, lasciando sospesa nel vuoto la sua poesia, articolata e tradotta con parole ventriloquiali da un corpo femminile refrattario a piangere il venir meno dell’amato (e di se stessi?): ma che preferisce piuttosto farsi voce in sua assenza, e a simboleggiare tale estraneità la figura del cerchio che non chiude, la convessità di un amore che non può costituire riparo.
Con Marisa Papa Ruggiero a presentare il teatrino/metafora di Liliana Ugolini e le sue figure sapienti oltre il vetro delle illeggibili verità, e Mario Fresa, appostato al confine del silenzio per captare la pulsante scrittura di Jacopo Ricciardi, teso ad approdare a una finale destituzione del soggetto, si giunge alla seconda parte di Levania, nella quale la rivista si arricchisce di due componimenti di chiara ispirazione futurista: “Pierigrottesco”, lungo poema scritto da Marzio Pieri, vero e proprio inno al Marinetti fondatore del movimento e “Notturno” di Giovanni Fontana, poesia lineare integrata da quattro tavole con collage che prendono il nome da brandelli di versi del testo. Allo stesso modo troviamo successivamente l’arte dialogare in “J’aime le brut de la foudre”, poesia di Luciano Caruso dedicata ai “Fulmini” dell’artista Mathelda Balatresi, che qui gentilmente concede la riproduzione della lettera manoscritta e del testo dattiloscritto originale dell’autore di Foglianise.
Il semestrale si conclude dunque con una raccolta di recensioni che offrono al lettore spunti di riflessione e di analisi su alcune recenti pubblicazioni poetiche di autori italiani.