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La stagione 2013/14 volge al termine

    di Alberto Medici

Con la vittoria della decima da parte del Real Madrid, va in archivio anche questa entusiasmante stagione calcistica, che, come da tradizione, ha regalato forti emozioni e cocenti delusioni.

Dunque il Real, finalmente vincitore della 10° Champions League nella sua storia, nella finale combattutissima di Lisbona ha la meglio di un Atletico Madrid mai domo che subisce il pareggio al 93’ quando già pregustava il secondo titolo in stagione e capitola poi con un fin troppo pesante 4-1 nei tempi supplementari.

In Europa League invece sono gli underdog (sfavoriti) del Siviglia ad aggiudicarsi il trofeo dopo aver sconfitto il Benfica nella finale dello Juventus Stadium, terminata ai calci di rigore. Benfica che ancora una volta perde sul campo una finale (8 su 8) e deve fare i conti con la maledizione di Bela Guttman che aleggia ancora dopo 50 anni sulle aquile portoghesi. Solo superstizione? Beh si, ma anche la matematica qui da una mano…

Questa stagione va anche agli archivi con un Manchester City campione d’Inghilterra, un Arsenal che vince un trofeo (l’FA Cup) dopo 9 anni, un Liverpool clamoroso per le aspettative di inizio stagione che scivola sul più bello e perde il campionato alla terz’ultima giornata, di un Chelsea ma soprattutto di uno Josè Mourinho che per la prima volta dopo tantissimi anni manda agli archivi una stagione da zeru tituli, di qualche bella sorpresa leggi l’Everton di mister Martinez o il Crystal Palace del never-relegated manager Toni Pulis, ma anche della grandissima delusione United alla prima stagione senza il totem Sir Alex Ferguson. Vero che lo scotto da pagare dopo una così lunga partecipazione era fisiologico, però non ci si aspettava una squadra così involuta e così incapace di centrare la minima qualificazione europea sotto la gestione Moyes (the chosen one, il prescelto). Qualcosa è cambiato con la promozione dell’eterno Ryan Giggs a player-manager, ma sicuramente la stagione opaca dei red devils è prodromo di un’estate in cui all’ombra di Old Trafford, se non di vera e propria rivoluzione, per lo meno si parlerà di rinnovamento.

In Francia invece regna incontrastato da due anni a questa parte il Paris Saint Germain dello sceicco Nasser Al Khelaifi (che si fa beffe del fair-play finanziario, ma aspettiamo nuove regole per fermarlo) e del nuovo re sole Zlatan Ibrahimovic. Se non bastano 40 goal in altrettante partite per erigerlo a uomo simbolo non solo del Psg, ma di tutta la Ligue One, basta ricordarsi che il Champions League l’unica sconfitta (costata la qualificazione tra l’altro) è avvenuta senza lo svedese, vero leader e anima della squadra. Cavani, Lavezzi, Lucas, Pastore e compagni sono tutti ottimi giocatori, ma con il re è un’altra cosa, un’altra squadra. Un plauso anche al Monaco dell’italiano Ranieri che ha conteso fino all’ultimo il titolo ai campioni in carica, cedendo però nel finale alla netta superiorità parigina.

In Spagna il discorso è ben diverso.

Si è rotta dopo 12 anni l’egemonia Barca-Real, perché è l’Atletico di Madrid ad aver vinto il titolo in un finale di Liga intensissimo ed equilibrato come non accadeva da molti anni. L’1-1 della partita-finale al Camp Nou consacra i colchoneros e relega i blaugrana ad una stagione da zero titoli. Vero è che sia l’eliminazione in Champions sia la mancata vittoria del campionato sono avvenuti per opera dell’ottimo Atletico visto quest’anno e che su sei scontri diretti cinque sono stati pareggi (segno dunque di equilibrio), certo è anche però che questo non è il Barca degli anni passati, che Messi ha vissuto una stagione di pausa dopo aver stabilito record su record nelle passate temporade, che Neymar non è ancora così dominante come ci si aspettava e che un rinnovamento (Xavi e Valdes lasciano a fine anno) è necessario anche in Catalogna. Il Real, per lungo tempo al comando, cede sul finale con alcune sconfitte (Vigo) e pareggi (Valencia in casa, Elche) che lo allontanano dal titolo già a tre giornate dalla fine. L’Atletico del Cholo Simeone invece è più costante, sfrutta molto gli alti e bassi degli avversari, e con una grande prova di carattere nella gara finale riesce a conquistare un campionato sognato da 18 anni in casa Atletico. Dunque onore alla squadra del presidente Jesus Gil che riscrive la storia della Liga dopo anni di strapotere altrui.

Concludendo una menzione è da fare anche per quei giocatori che hanno riscritto gli ultimi vent’anni di calcio e che si ritirano dopo una carriera gloriosa. Ryan Giggs, Carles Puyol e Javier Zanetti lasciano dunque il calcio giocato dopo memorabili imprese e bacheche ricche di trofei e trionfi. Non sarà lo stesso senza di voi l’anno prossimo.

Grandi uomini. Grandi professionisti. Grandi esempi.

Da ultimo non si può non onorare anche la memoria di Tito Villanova, l’allenatore del Barca che aveva lasciato per motivi di salute il timone dei blaugrana e purtroppo non è riuscito a sconfiggere la malattia, lasciandoci nel mese di aprile.  

Tito, por siempre eterno.





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