La cultura finisce al macero

La 2° Municipalità si "sbarazza" di duecentomila volumi dell'editore Pironti

    di Carmine Zamprotta

Napoli capitale della non cultura. Non si tratta del titolo di un nuovo libro, ma di ciò che sta accadendo nella metropoli più grande del Sud, che da decenni si illude di essere la capitale del Mezzogiorno. Ci troviamo di fronte ad una crisi profondissima, acuita dal nulla generato dalle diverse amministrazioni che si sono alternate dagli anni novanta in poi. Risalta subito agli occhi che siamo circondati da una classe politica edonista, incapace di far fronte all’ordinaria amministrazione, al minimo previsto per legge, che punta tutto sull’effimero, sull’arrangiarsi, sul vivere alla giornata, assurda filosofia che da secoli attanaglia la nostra città e l’intero Meridione. Mai si è caduti così in basso come in questi anni, a conferma che il popolo non deve sapere, non deve capire, deve sguazzare nella sua quotidiana ignoranza e rallegrarsi solo per feste e festini propinati dal signorotto di turno che ama autodefinirsi “sindaco”.

Il fondo lo abbiamo ritoccato nelle scorse settimane, quando un tentativo di coinvolgere la città in una proposta culturale alternativa è miseramente naufragata. Lo scandalo è rappresentato dall’invio al macero di ben 200mila libri che l’editore Tullio Pironti voleva regalare alla città. Un’impresa unica per questa città che ama cibarsi solo di pallone e neomelodici. L’incauto editore aveva chiesto aiuto al presidente della 2° municipalità, per chiedere un ricovero per questa massa di cultura che doveva restare per un poco di tempo a deposito, prima di organizzare una manifestazione aperta alla città. L’evento, che doveva chiamarsi “Montagna di libri” è miseramente spirato grazie alla lungimiranza del presidente della 2° municipalità che ama farsi ritrarre di continuo accanto al suo "santo protettore", il sindaco di Napoli. Ebbene, questo politico, a capo di una municipalità assediata dal degrado e dall'abbandono, ha inviato al macero una massa di ricchezza culturale, adducendo scusanti prive di fondamento. 

Mai pensare di regalare libri ai cittadini, farne dono alle scuole o alle locali biblioteche: la cultura deve essere distrutta, bruciata, per impedire al popolo di capire, di non farsi imbrogliare, di non pagare con le nostre tasse, lauti stipendi a personaggi privi di orizzonte, dediti solo a selfie e feste di piazza. La città ha subito un nuovo scempio, allontanandosi sempre più dalla realtà che la circonda, e la politica, ancora una volta, ha messo in evidenza la propria miopia.  





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