Linguistica e storia

Tullio De Mauro incontra gli studenti della Federico II e presenta il suo ultimo lavoro

    di Mariangela Ranieri

“Tra il 1944 e il 1945 la guerra volgeva al termine e il paese si avviava verso la democrazia, in quegli anni la vita non era facile, cessò allora la totale evasione dell’obbligo fin dalla prima classe, bambini e bambine misero tutti piede almeno in prima elementare, furono costruiti nuovi edifici scolastici. Nella vita italiana si delinearono mutamenti rilevanti. Un assetto linguistico secolare, che ancora durava, è stato profondamente trasformato dai mutamenti innescati nell’età della Repubblica. La diffusione dell’uso della lingua comune è il cambiamento più vistoso della realtà linguistica italiana nell’età della Repubblica.”

Lo scorso 15 aprile Tullio De Mauro ha incontrato gli studenti del Dipartimento Umanistico della Federico II, presentando loro le svolte del Novecento. “Storia linguistica dell’Italia Repubblicana” (Laterza, 2015) si propone di continuare fino ai giorni nostri la “Storia linguistica dell’Italia unita” (Laterza,1963), riflessioni e studi che hanno asfaltato la strada del lungo cammino linguistico. “Ho scritto quel libro con un orizzonte ottimistico, in un Paese appena uscito dalla guerra e dunque in crescita”, queste le parole di De Mauro.

La domanda: prevedeva di pubblicare nel 2015 il prosieguo? Prevedeva o poteva prevedere ciò che oggi ha scritto sulla base di ciò che scrisse ieri? “Non prevedevo di scrivere il seguito, come non prevedevo che la televisione potesse cambiare così tanto la cultura, la struttura e la qualità di vita, non prevedevo questo progressivo degenerare.”

La storia linguistica ha il vanto di studiare i mutamenti del linguaggio in virtù dei mutamenti sociali, politici o economici. Si tratta della storia di una comunità, della storia dei parlanti. De Mauro, linguista per eccellenza, ci ha guidato alla scoperta dei punti di svolta che hanno influenzato gli usi della lingua comune, analizzando i punti di forza dell’Italia Repubblicana e i suoi molteplici talloni d’Achille. “Non bisogna partire da zero”, abbiamo le scuole, la conoscenza, la storia, la cultura, ora dobbiamo solo puntare alla crescita, al progresso.

Questo nuovo percorso rappresenta non solo l’avanzare delle nuove forme linguistiche ma anche il regresso dell’uso della lingua e ancor di più lo status di blocco delle competenze della popolazione e le difficoltà in ambito didattico. Questo nuovo percorso ha la volontà di ribadire l’importanza del linguaggio e cultura nella vita di un paese. "Nelle librerie, nelle biblioteche, nelle scuole, nei teatri, nei corsi per adulti, nel modo di fare e ricevere informazione si può combattere la buona battaglia per migliorare le condizioni linguistiche e non solo dell’Italia".





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