LIBRI Napoli capitale delle periferie

Quando nella banlieue napoletana la denuncia si mescola alla speranza

    di Maria Neve Iervolino

Nella tradizione letteraria meridionalista mancava un’opera che invece di chiudersi in se stessa e accusare un mostro che non si può combattere come la Storia, avesse l’obiettivo di ripensare il territorio sociale e umano che vive ai margini del sistema italiano: una nuova classe sociale, sempre più emarginata, costretta a sopravvivere in luoghi invivibili e distanti dal centro cittadino, la cui capitale ideale è Napoli, capoluogo della Campania che con la sua forte e controversa simbolicità si presta ad essere la sintesi di tutti i problemi delle periferie delle maggiori città della penisola “non luoghi” tutti simili, dal Nord al Sud.

Carmine Zamprotta nel suo Napoli capitale delle periferie, edito da Iuppiter Edizoni, forte di un bagaglio culturale che va dalla sociologia alla giurisprudenza, mostra una città paradossalmente centro di un sistema periferico in cui vige una nuova forma di segregazione instauratasi tra poveri e ricchi, tra poveri e nuovi poveri e tra immigrati e locali, dando luogo a situazioni esplosive, come avvenuto nella periferia romana. L’indagine di Zamprotta non si chiude infatti nei confini partenopei, ma si apre all’Italia e al mondo. Non mancano paragoni arditi della situazione napoletana come con le banlieue, le periferie parigine, o il più vicino Librino, periferia catanese, o nel Begato genovese.

Un’opera di denuncia quindi, ma anche di speranza nella ricostruzione, non urbanistica ma sociale. Le periferie rappresentano oggi le città con tutti i problemi connessi, scrive l’autore che auspica una fase di sviluppo che deve essere supportata con l’individuazione di infrastrutture che contribuiscano a ridurre l’isolamento della città.

Gli ultimi capitoli mostrano più da vicino i problemi legati alla mafia e alla camorra in Campania e quindi alla gestione illecita dello smaltimento dei rifiuti, un quadro a tinte scure cui tuttavia può seguire la Speranza auspicata negli ultimi capitoli, in cui è palese il risentimento nei confronti dell’attuale amministrazione politica napoletana.





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