La Napoli cortese

Compostezza e onore alle armi: il calore dei tifosi azzurri anche dopo la sconfitta

    di Maria Regina De Luca

La civiltà non è acqua... e ancora una volta Napoli ne dà prova attraverso il comportamento di un nutritissimo gruppo di cittadini che, nella notte del 15 febbraio, si è recato ad accogliere all’aeroporto la sua squadra del cuore di ritorno da Torino. Un gesto forse tacciabile d’incoerenza ma che, fatto a caldo, dopo le ore di tensione e la delusione finale, ha nella sua essenza più razionale celebrato una duplice vittoria: quella degli azzurri sul campo, pardon, sullo scacchiere, dove i loro tiri sagacemente studiati secondo le esigenze del copione meritano comunque un elogio, e quella dei cittadini che, recandosi ad accoglierli come si usa fare con i vincitori, hanno esemplificato nel loro gesto qualcosa in più che l’onore delle armi.

Non ero ancora nata, ma ne ho ascoltato e letto abbondantemente, quando nei lontanissimi anni del nostro ultimo e glorioso scudetto, tra nebbie e piogge di una tardiva primavera, palloncini azzurri benaugurali cominciarono a illuminare i vicoli e, a vittoria ancora sospesa, sui muri della città apparvero le scritte giganti: "Comunque vada, grazie azzurri!". Mi sembra che il gesto di "bentornato" di stanotte abbia colto lo spirito di quel "comunque" e di quel "grazie", tracciando un ponte di civiltà tra quegli anni ancora pieni di promesse e il nostro tormentato presente e recuperandone un valore: quello della civiltà di un popolo che è passato attraverso mutamenti profondi della storia e del costume, guerre e terremoti, rivoluzioni e stragi e guerre senza lasciar inaridire quella conoscenza profonda della vita appresa in millenni da una civiltà incomparabile. Perché, ad un esame appena appena un poco approfondito dell’evento, tra la scritta azzurra "Comunque vada, grazie azzurri!" e l’accoglienza riservata agli azzurri stanotte si aggancia il ponte della civiltà di Napoli.

Quel "comunque vada" è socratico, è il filo conduttore dei "Dialoghi" che non si propongono di arrivare alla verità, ma solo di mettere in condizione i partecipanti di continuare per loro conto il percorso per raggiungerla. Questa è la civiltà, la filosofia di cui Napoli è depositaria e dalle quali ha assunto, nei millenni, l’arte di resistere, di sopravvivere e di vivere, continuando a creare e a diffondere intelligenza, sapere, bellezza. Anche questa mia nota non si pone di  giungere alla verità, ci mancherebbe altro. Potrebbe, al massimo, essere un invito al dialogo attraverso il quale esaminare i diversi punti di vista sul gesto d’accoglienza di stanotte che, nell’appiattimento ottuso della vita contemporanea, si presenta come una felice eccezione, frutto di una visione universale della vita, un guizzo d’intelligente sintonia d’intenti al di sopra dei piccoli opportunismi, dei cavilli e delle limitanti puntualizzazioni in voga nei salotti televisivi... E, in punta di voce, mi sento di dire "Bravi" ai nottambuli di stanotte all’aeroporto e, con tutto il cuore, alla squadra, “Comunque vada, grazie azzurri!".





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