Donne da elzeviro
Le milanesi, trentanove muse di Giuseppe Marotta
di Maria Neve Iervolino
Trentanove donne. Brevi elzeviri, ritratti abbozzati ma unici da tenere nel portafogli. Con Le milanesi, Giuseppe Marotta pone in piena luce i gesti di queste muse semplici. Donne che alla maniera proustiana spesso amano un’idea un concetto, e non l’uomo che credono l’incarni. Sono bionde di miele o storpie, sono ricche proprietarie che s’innamorano del povero affittuario o serve di casa, ma quante tra queste fingono solo di essere delle cameriere? Milanesi per nascita, dagli altisonanti cognomi lombardi o immigrate calabresi, napoletane, partite dalla loro famiglia per amore o per mandare, con la paga settimanale, una lettera fredda che consenta ai familiari di innaffiare la terra rovente del loro paese rurale. Le amate saranno rimaste vedove dopo uno o dieci anni? Saranno felici queste donne che impariamo a conoscere come un guardone alla finestra? Il lettore può osservare l’infinita varietà femminile generata dalla mente di Marotta, nel contesto delle loro case, o come un garzone che spia questa o quell’altra chioma passare per la via, e creare da sé una risposta.
Molta umanità e molto realismo nelle storie del giornalista e scrittore napoletano emigrato a Milano. Quello che caratterizza questi racconti è anche ciò che distingue in generale gli scrittori napoletani tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: uno sguardo intrinsecamente verista. La brevità propria di Marotta, che raggiunge la vetta come autore con la raccolta Gli alunni del sole e la popolarità con L’oro di Napoli, storie rese immortali dall’omonimo film realizzato da Vittorio De Sica. Nell’opera Le milanesi l’analisi verista passa un po’ in secondo piano rispetto al risalto che l’autore dà ai sentimenti umili delle protagoniste.