A maggio si fa jazz

Torna, dal 4 al 7 maggio, il festival napoletano con la direzione di Michele Solipano

    di Sveva Della Volpe Mirabelli

Torna il Napoli Jazz Fest, questa volta a maggio e non a settembre, inserendosi congenialmente nell’ambito del Maggio dei Monumenti grazie all’organizzazione del Napoli Jazz Club, sotto la direzione artistica di Michele Solipano e con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli. Esaltare le realtà musicali autoctone, integrarle con la scena internazionale, valorizzare il rapporto tra arte e territorio sono gli obiettivi della rassegna, giunta quest’anno alla sua terza edizione. Sarà infatti il centro storico di Napoli, con la Basilica di San Giovanni Maggiore e la Domus Ars di via Santa Chiara, ospitata all’interno della Chiesa di San Francesco delle Monache, ad accogliere i quattro appuntamenti della kermesse.

Dal 4 al 7 maggio quattro concerti di grande spessore animeranno il capoluogo campano. L’apertura, giovedì 4 maggio, sarà ad opera dell’Elisabetta Serio Trio feat. Javier Girotto: E. Serio al piano, M. de Tilla al contrabbasso, L. De Lorenzo alla batteria e J. Girotto al sassofono. Una formazione che garantisce per il debutto del NJF 2017 la delicatezza e l’energia di un jazz in costante evoluzione, che troverà nella bellezza della Basilica di San Giovanni Maggiore il suo habitat naturale.

Venerdì 5 maggio la Basilica sarà invece avvolta dalla calda raffinatezza della cantautrice Chiara Civello. L’artista presenterà il suo nuovo progetto discografico dal titolo “Eclipse”.

Sabato 6, stesso posto, ma atmosfere diverse con l’orchestra MdS BigBand, composta dagli studenti del Liceo Musicale Margherita di Savoia. Gli alunni si esibiranno con due special guest: Giulio Martino al sax e Lorenzo Federici alla tromba.

A Carlo Lomanto ed Emilia Zamuner spetta la chiusura del Festival, domenica 7 maggio, presso il Centro di Cultura Domus Ars. Con “A Cappella Project” il duo si cimenterà in un repertorio che spazierà da Vivaldi a Miles Davis da Mozart a Herbie Hancock, facendo della voce il solo strumento con cui moltiplicare suoni e sentimenti.





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