Marta Russo rivive nel docu della Rai

L'opera racconta la vita della ragazza, uccisa alla Sapienza, attraverso i suoi diari ritrovati

    di Eugenia De Luca

Immaginate di essere una ragazza di appena ventidue anni. È una giornata come tante, esci di casa per andare all’università e prima di andare saluti tua madre, tuo padre e tua sorella sapendo di ritrovarli tutti assieme per la cena in serata; Marta Russo quella sera a cena non è mai rientrata. La sua vita e i suoi sogni sono stati tragicamente spezzati alle 11.42 del 9 maggio 1997. È così che il documentario - una co-produzione Rai Documentari e Minerva Pictures, prodotto da Gianluca Curti e Santo Versace, per la regia di Simone Manetti - ripercorre la vita e la lunga sentenza di condanna pervenuta dopo anni da quel maledetto 9 maggio.

Marta è una ragazza di ventidue anni, studia giurisprudenza ed è figlia di una normale famiglia della media borghesia romana; ha molti sogni nel cassetto ed un’anima nobile che la spinge ad intraprendere un percorso di studi in legge proprio per rendere giustizia a quel mondo che spesso non ne da abbastanza. La mattina del 9 maggio Marta si trova proprio alla sua università, “La Sapienza”, giù nel cortile e alle 11.42 la sua nuca viene colpita da un proiettile vacante che la condurrà alla morte cerebrale dopo cinque giorni di coma.

Inizia un lungo processo che vede come imputati due giovani ragazzi: Giovanni Scattone, saggista, assistente e ricercatore universitario, e Salvatore Ferraro anch’egli assistente e dottorando di ricerca entrambi trentenni all’epoca dei fatti. Oltre i due ragazzi, avranno un ruolo chiave Francesco Liparota, usciere della facoltà di Legge, Gabriella Alletto impiegata dell’ateneo e la supertestimone Giuliana Ulzati; sarà grazie alla testimonianza di quest’ultima che Scattone e Ferraro verranno condannati rispettivamente a cinque anni per omicidio colposo e quattro anni e due mesi per favoreggiamento.

Il caso di Marta Russo è stato, ed lo è ancor’oggi, un caso di grande attenzione mediatica non solo per il periodo storico in cui questo venne commesso ma per il clamore che suscitò: dalla data della sua morte, il 9 maggio, data in cui verranno ricondotte altre stragi, ma soprattutto alla probabile intrusione di una sfera della criminalità organizzata (‘ndrangheta) per la provenienza dell’arma del delitto e per un serie di misteri di cui ancor’oggi questo omicidio continua ad essere di affare pubblico.

Il docufilm tocca però quello che poche persone avevano fatto negli anni addietro: Marta, la semplice ragazza dal cuore malinconico e sensibile. Sta a Tiziana Russo, la sorella, farcela conoscere sotto il suo lato umano; Tiziana racconta di quando, dopo diversi anni dalla sua scomparsa, questa ritorna nella casa al mare di Lavinaio, e trova per caso diari segreti ed annotazioni compiute da Marta anni addietro senza che questi venissero fuori prima d’ora. Tiziana è grazie a ciò che continua a conoscere Marta, sua sorella, la ragazzina che colpita dalla storia di Nicholas Green sceglie la donazione degli organi per salvare vite, la ragazza sensibile che sognava solo un mondo migliore. 





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