LIBRI Duri a Marsiglia
La fuga di un anarchico dall'Italia alla cittadina di mare francese
di Roberta Errico
Il romanzo Duri a Marsiglia, scritto dal giornalista Gian Carlo Fusco nel 1974, è ambientato nel 1932 e racconta le avventure di un adolescente italiano, sedicente anarchico, che fugge dall’Italia fascista nella città di mare francese. Le motivazioni di questa fuga già sorprendono il lettore: non c’è nulla di eroico e patriottico in quel gesto, anzi, Fusco lo riduce a una normalissima ribellione giovanile solo contestualizzata in un periodo in cui di normale non c’era nulla: “La contestazione familiare dei giovani non l’ha inventata la gioventù d’oggi”, scrive, “uscire dai binari su cui viaggia la famiglia fa parte di un gioco giovanile istintivo e antico. Ed è certo che anche il mio antifascismo, fra i quindici e i diciott’anni, fece parte di quel gioco”. Il protagonista fugge di casa durante la notte e porta con sé, oltre che un minimo indispensabile per vivere, tre libri: Il pane di Kropotkin, Il tallone di ferro di Jack London e il suo libro preferito, I fiori del male di Baudelaire. Proprio in omaggio al poeta francese, il giovane ribelle decide di ribattezzarsi Charles Fiori.
La Marsiglia che conosce Charles è in bilico tra due guerre mondiali ed è appesa al filo della fragilissima tregua pattuita dai clan della malavita locale: il clan dei calabresi, quello dei còrsi e quello dei catalani. Per un malinteso, il giovane entra nelle grazie di esponenti di spicco del primo ed è così che per sbarcare il lunario accetta di lavorare per loro. Charles fa rapidamente carriera nel milieu, la mala, passa dal fare il guardiano delle prostitute all’ottenere un ruolo di spicco nella gestione dei loschi interessi dei suoi capi, non senza ricevere inquietanti moniti: “Noi vi vogliamo bene. E vi stimiamo. Perché quando è venuto il momento di fare la parte vostra, non vi siete tirato indietro! Non dimenticate, però, che un conto è nascere negro, un altro conto è tingersi di nero per stare fra i negri!”. Intanto, una vita così movimentata non impedisce a Charles di continuare a leggere e tradurre Baudelaire: ogni volta che guadagna qualcosa compra una nuova edizione dei Fleurs du Mal. È ossessionato in particolar modo dalla poesia “Le cygne”: i cui versi scrive Fusco, i balordi “alle quattro del mattino, magari dopo un colpo, recitavano a una poule (polizia)”. Chissà se guidato dall’esperienza personale o dall’immaginazione. Charles è un personaggio bohemienne, nel tempo libero si informa anche sulle avanguardie letterarie e artistiche del tempo, come il Surrealismo, legge ad esempio I vasi comunicanti di Andrè Breton.
Duri a Marsiglia fu scritto negli anni settanta, fuori tempo massimo per seguire la moda dei romanzi noir la cui fortuna si era già offuscata. L’età dell’oro dei gangster romantici, celebrata al cinema dai film con Jean Gabin e Lino Ventura, era definitivamente passata di moda lasciando il posto a nuovi modi di raccontare l’universo criminale. Anche Duri a Marsiglia finisce un attimo prima che i nuovi e spietati traffici di droga, con la complicità dei criminali americani, distruggano quel mondo di ladri gentiluomini, malinconici come una canzone di Fred Buscaglione.