Zerocalcare, consacrazione Netflix

'Strappare lungo i bordi' e' un super racconto sulla 'generazione del divano'

    di Mario Vittorio D'Aquino

Vivere una vita segnata dal tuo destino, dalle tue decisioni e dalle tue azioni potrebbe essere intesa come strappare lungo i bordi di un disegno che il futuro ha in serbo per te. Non seguire quella linea tratteggiata significherebbe perdere se stessi. È forse questo il significato della mini serie animata Netflix creata, scritta e diretta da Michele Rech alias Zerocalcare che in sei episodi brevi ma intensissimi spiattella la realtà con la quale tutti noi conviviamo.

Zero, il protagonista, è un sociopatico, un paranoico, uno che preferirebbe essere un “filo d’erba senza alcuna responsabilità” ma che si innamora di Alice, la quale (purtroppo) deciderà di non seguire più i bordi della sua vita scarabocchiandone il disegno. Loro si rincorrono e non si acchiappano mai malgrado la spinta della coscienza di lui che sj manifesta nei panni di un armadillo, doppiato dalla voce di Valerio Mastandrea, sempre molto coatta e schietta. Zero appartiene alla 'generazione del divano", è il trionfo degli sconfitti, degli eterni indecisi, della buia solitudine, della precarietà sociale e d’animo e di quell’eterno conflitto interiore.

Le riflessioni, di una certa vena filosofica ma pratica nel quotidiano, sono spesso accompagnate da cataclismi, talvolta inutili e ingigantiti, che quasi prendono vita e fagocitano Zero. Ma Zero può essere tranquillamente uno di noi, potresti essere tu che leggi e il sottoscritto che scrive. È un ragazzino che diventa adulto ma che vive ancora nella paura del nuovo, abbottonato nel suo pessimismo cronico che puntualmente bussa nella sua (e nostra!) vita quotidiana. Nei dettagli si avverte un’ideologia latente ma che non sfocia mai nell’ipocrisia o nell’apologia. Come è il caso degli altri temi sociali, che sono facilmente soggetti a qualunquismo e moralismo spicciolo, ma che nella serie vengono affrontati con la coerenza dello spettacolo offerto.

Il parallelismo con una serie d’animazione simile, Bojack Horseman, è presto fatto. Il fatalismo, le uscite riflessive e compassionevoli degli interpreti si accomunano molto così come la scelta di antropomorfizzare alcuni personaggi. I due protagonisti, però, vivono un percorso di vita completamente differente: il cavallo animato è un attore in decadenza della fantasiosa serie Horsin’ Around, uno che ha vissuto sempre sotto i riflettori e la diffidenza dell’insuccesso e la fama svanita lo prosciugano; Zero odia essere al centro dell’attenzione fino al punto di voler essere “uno dei tanti” preferendo una vita senza particolari sussulti. Strappare lungo i bordi è una serie caratteristica in cui il racconto è un fiume in piena, un vortice di fallimento raccontato in un romanaccio super truce che per molti può risultare stucchevole ma che oggettivamente conferisce al prodotto un carattere fortemente identitario e preciso. Il protagonista tenta di reinventarsi più volte nella vita per provare a formulare nuove linee tratteggiate del suo disegno fallendo spesso miseramente. Lui è accompagnato anche da due amici Sarah e Secco, un apatico col vizio del gioco d’azzardo. I tre sono pronti per partire in treno per Biella ma il loro non è un viaggio di piacere.





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