Pubblicitari in Campania

Trend in calo e confusione dei ruoli

    di Silvio Fabris

Il mercato pubblicitario, nell’ambito regionale, ha sempre avuto un livello notevolmente basso se paragonato alle altre regioni d’Italia. Una realtà storica che ha concentrato le maggiori industrie al nord, creando così uno squilibrio nel numero degli operatori pubblicitari. La crisi economica attuale ha accentuato anche una confusione di ruoli dove il termine “agenzia” viene inflazionato e allora cerco di far chiarezza. Da agenzia a servizio completo si è passati ad agenzia di comunicazione e ciò a creato ulteriore disagio. Tutti vogliono fare tutto. C’è chi si occupa di grafica (o design – termine spesso inflazionato), chi di vendita di spazi, chi di web, chi di eventi, chi si presenta come centro media. Tutti dicono di risolvere i problemi delle aziende. L’agenzia di comunicazione d’impresa deve avere delle caratteristiche ben precise: 1) Avere all’interno almeno un iscritto all’ Albo Professionisti Pubblicitari (TP), 2) Un billing consolidato con almeno 2 clienti a carattere nazionale, 3) Offrire una consulenza aziendale a 360°  dalla strategia di marketing (con varie tipologie di analisi) alla strategia di comunicazione (dalla creazione alla gestione del budget sui vari media), 4) All’interno dell’agenzia devono esserci varie figure professionali con competenze specifiche (Marketing, Account, Media, Art, Copy , etc.).

Dopo tutto le aziende/clienti ci chiedono di solito 2 obiettivi: Brand awareness (notorietà del brand) oppure, e soprattutto, incremento delle vendite e quindi del fatturato, ma le stesse aziende sono disorientate quando devono affidarsi per la gestione dei loro budget. Vedono un panorama di competenze che spesso non hanno nulla a che vedere con quelle vere di “agenzia” e tutto ciò va a discapito di tutto il mercato della comunicazione d’impresa.  





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