La letteratura salva il mondo

Intervista all'editore Edgar Colonnese della storica libreria nel cuore di Napoli

    di Maria Neve Iervolino

Sono iniziati il 12 marzo e termineranno il 16 aprile gli incontri del progetto “Con amor di libro” patrocinato dall’Assessorato Pari Opportunità del comune di Napoli. Gli incontri hanno come punto focale il ruolo della donna come scrittrice ma anche come soggetto di scrittura. Questi incontri, nell’innovativa forma del reading, cioè lettura di brani delle opere in calendario, sono stati fortemente voluti e poi ospitati dalla storica Libreria Colonnese, situata a via S. Pietro a Majella. A pochi passi da piazza Bellini e dalla celebre Port’Alba c’è ancora un mondo vivo che ama la letteratura e cerca di diffonderla. Questa azione iniziata con Gaetano Colonnese è stata portata avanti dai figli, Edgar e Vladimiro. Di seguito, per Iuppiternews, Edgar Colonnese risponderà alle domande sul mondo culturale napoletano come libraio, editore, e fruitore.

 

Come è nato il progetto “Con amor di libro”? Perché la scelta del reading?

La rassegna è un omaggio alla donna, attraverso la letteratura ma non solo, con  letture e musica dal vivo. L’abbiamo organizzata in collaborazione con delle scrittrici, in particolare Rosaria Rizzo. Lo spunto è stato il programma “Marzo Donna” del Comune di Napoli. Perché il “reading”? Perché i libri vanno sfogliati e letti, anche ad alta voce, non servono solo a “fare vetrina”, a fare bella figura sugli scaffali, come i barattoli al supermercato.

In che misura tornerà all’attività editoriale?

Innanzitutto, questa primavera tornano in libreria, in nuove edizioni, una serie di “long-seller” (alcuni alla sesta settima edizione) della Colonnese: “La superiorità naturale della donna”, “Napoli e Capri” di Munthe, la “Breve nota” del Principe di Sansevero, “L’arte di essere felici”, gli “Avvertimenti ai futuri sposi”; e le “Impressioni di Napoli” di Dickens, con testo originale a fronte, a cui seguirà una sorpresa, sempre in italiano e inglese. Poi a cavallo dell’estate, tra giugno e ottobre, cominceranno ad uscire anche le novità: nuove proposte di narrativa contemporanea, ma non solo (anche tra le novità, ci sarà una sorpresa).  

Pensa che ci sarà spazio in futuro per i piccoli editori nonostante il continuo ingigantirsi dei colossi editoriali?

Non bisogna farsi scoraggiare dalle visioni apocalittiche “global”; noi viviamo, piuttosto, in uno scenario “glocal”, seppure ancora fortemente squilibrato: bisogna trovare un equilibrio tra globale e locale, e non è una cosa che si realizza immediatamente, ma richiede anni, qualche generazione. Noi siamo una “generazione di mezzo”, ma non dobbiamo scoraggiarci. I “colossi” occupano uno spazio diverso del mercato, non può esserci competizione sui numeri, sui volumi di produzione; i piccoli editori resisteranno se sapranno cogliere i nuovi strumenti tecnologici (ma anche di marketing, organizzativi ecc.) come opportunità, e non solo come minacce. 

Ultimamente alcuni critici hanno dichiarato che i grandi editori pubblicano successi di però scarsissimo valore letterario e la qualità artistica andrebbe quindi ricercata tra i piccoli editori, concorda con tale pensiero? Perché?

Ribadisco lo stesso concetto: i grandi editori occupano uno spazio “diverso” del mercato; non solo del mercato commerciale, ma anche di quello culturale. Ma è un discorso complesso (economico,  sociologico, persino politico) e non si può ridurre tutto, semplicemente, ad una questione di “quantità” contro “qualità”. Sarebbe un errore, come ogni semplificazione.

C’è ancora spazio per la poesia oggi?

La poesia è una “merce rara”, come anticamente le spezie preziose dell’Oriente; ma a parte i classici (e intendo fino al Novecento), dal punto di vista editoriale purtroppo non ha più mercato come “nuova proposta”; funziona solo nei salotti, nei circoli e nei gruppi di lettura. Detto così magari è brutale, ma è la realtà. 

Cosa consiglia ai giovani che desiderano lavorare a contatto con la cultura?

Innanzitutto di essere intraprendenti, a cominciare dalla propria formazione: leggere tantissimo ed essere molto curiosi, per costruirsi delle solide basi, che purtroppo il nostro sistema scolastico non riesce ad assicurare. Poi di non isolarsi, ma di creare occasioni di incontro, presentazioni, dibattiti, “comunità” di lettura, anche piccole. Non isolarsi (a fare magari gli scrittori solitari dietro la tastiera del computer), ma viaggiare, muoversi; osservare attentamente il mercato e le “best practice”, le esperienze di successo, non per imitarle, ma per cercarne la chiave.

Recentemente ha dichiarato che quando la libreria fu fondata si occupava di diffondere riviste non facilmente reperibili, anche di stampo politico. Oggi pensa che la crisi dei valori in politica sia tra le cause del decadimento culturale dell’Italia, in particolare del sud?

Piu di cinquant’anni  fa, quando partì l’avventura di Gaetano Colonnese, il mondo era un altro; le contrapposizioni politiche di allora sono state superate da avvenimenti epocali: l’Italia, il Sud, la Napoli di oggi sono profondamente diversi da quelli di mezzo secolo fa. Se oggi viviamo un “decadimento” - come dice lei - non è politico o culturale, ma globale; e non riguarda solo l’Italia, ma tutto il mondo occidentale. Ma è una storia vecchia, sulla quale non dobbiamo fermarci, che non ci deve bloccare. Perché in ogni epoca, si parla di “decadimento”, ogni epoca ha il sentimento di essere la peggiore: a noi, basta combattere con le nostre armi, che sono i libri, per cercare di essere migliori.

 





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