La preziosa e dura arte di decidere
Perché scegliere è un atto di coraggio. E un viaggio necessario
di Gianluca J.L. Giadima
Decidere, ecco una bella parola, onesta e coraggiosa. Propriamente (in latino) significa: "tagliare via, mozzare". Che cosa si taglia via in una decisione? Il passato. Anzi, tutto il tuo mondo, come era prima che tu lo decidessi. Presa la decisione, intorno a te si assesta una prospettiva nuova, che chissà da quanto tempo aspettava dentro di te di prendere forma. Magari da anni, da vite, da secoli. Ma cosa bisogna decidere in una vita? Dove vivere, come vivere, che strada percorrere, che compagno o compagna scegliere, quale dentifricio comprare, dire sì o no al proprio capo, essere onnivori, vegetariani o vegani, con tanto di declinazioni crudiste e agropaesaggistiche internazionali.
Ma guardare alla propria vita come un continuo susseguirsi di momenti, in cui il mazzo di fiori delle nostre possibilità debba essere mutilato finché non ne resti uno solo, è tragico? Porre attenzione alla propria vita come ad una dolorosa e continua potatura d'orizzonti è sciocco? Non si crea una buona storia dannandosi l'anima ad ogni bivio e affogando nei "se..." mentre – cesoie in mano – si tagliano strade e ponti. Non si crea una buona storia di sé, della propria vita. In ogni momento, anche ora, ciascuno si trova di fronte a questo enigma che potrebbe condizionare se stesso e la vita degli altri. Del resto chi non ricorda il modello di Lorenz, quello della Teoria del Caos, quello dell' “effetto farfalla” che dal 1979 a conti fatti ci insegna che una singola azione può determinare imprevedibilmente il futuro - nella metafora della farfalla, immaginando che un semplice movimento di molecole d'aria generato dal battito d'ali possa causare una catena di movimenti di altre molecole fino all'uragano in Texas.
Per esemplificare con un'idea concreta e quotidiana questo concetto, si parla solitamente delle cosiddette "porte scorrevoli'' (in inglese sliding doors). Ma forse allora ogni scelta prelude al rimpianto? Al rimorso? All'angoscia? No, scegliere è un atto di coraggio, di cuore propriamente, di impeto o mediato dalla ragione, ma pur sempre è l'eleggere un viaggio diverso da tutti gli altri. Bisogna imparare a scegliere a cuore aperto. In principio, magari, il mondo apparirà solo parzialmente diverso. Poi, più ci si addentra in quel percorso, più si continua a scegliere una rotta ai propri movimenti interiori – prima ancora che esteriori – più quelle scelte definiscono i confini del vivere. E più scegli, più il “decidere” conforma il tuo personale esistere, a prescindere dalla poetica di quella piccola delicata “farfalla”. Decidere è l'arte del conformare il tuo viaggio, aggiungendo o sottraendo ambienti, personaggi e colori. Dopotutto, un fiore singolo si può prendere da un mazzo sfilandolo delicatamente, con due dita, per inebriarsi del suo profumo unico.