Assonanze metropolitane

La raccolta di versi del giornalista Francesco d'Angelo

    di Ignazio Soriano

La città del vulcano non accarezza nessuno, sbeffeggia loblio degli scrittori partenopei che si adagiano al profumo della pizza Margherita. Questi impugnatori di penna si esprimono sul suo ieri e scappano dal suo oggi, non scrutano la città di sotto, non si tuffano sopra il cielo azzurro”. Risulta chiaro che per Francesco D’Angelo, giornalista e scrittore nato al Cairo ma napoletano d’adozione, l’intuizione creativa è l’esistenza, chiave di volta per comprendere Assonanze Metropolitane (Graus Editore, 2013), raccolta di versi che spinge il lettore a riflessioni profonde sul sentiero della rielaborazione e dell’interpretazione personale, trattenendo la poesia dal sottostare ad esigenze stilistiche quanto all’esperienza del quotidiano, per il suo essere fatta d’immagini, suoni e metafore.

Il linguaggio immediato e spontaneo di D’Angelo, il “pensiero in versi” che caratterizza il suo misto di poesia e prosa, permette una facile comprensione del dialogo interiore del poeta, che si articola lungo un cammino fatto d’interrogativi esistenziali per elevarsi pian piano a mezzo di liberazione e gioia: la poesia dunque come vaccino contro le brutture del mondo.

Dopo il romanzo d’esordio La Luna di sopra (Graus, 2011), l’autore torna a scrivere di Napoli e con Napoli, immergendosi nella città amata ma troppo spesso ferita, () in questo paradiso abitato da diavoli, tra la perduta gente della città dolente, dove lindifferenza spoglia le statue, piange ai miracoli, spara al sole e piscia al mare, e lo fa attraverso incontri e personaggi della sua storia personale come il barbuto dio Nilo dell’omonima piazzetta del Centro Storico, crocevia d’umanità e finestra sul mondo dalla quale Franco salda volti ed emozioni riversandole su carta: Sono i ricordi a fare il presente quando è deserto il domani. Antidoto alla solitudine, cartolina del cuore, nel volume Napoli è un miraggio quotidiano: gli antichi vicoli si animano, il ventre della città brulica, i palazzi dividono il cielo a metà e l’odore del caffè impregna ogni cosa.

A caratterizzare inoltre il tracciato poetico è il sentito impegno sociale e il forte senso di denuncia che anima D’Angelo, “() la persona è ritornata limone da premere e poi gettare, la chiamano modernità la premuta della dignità”, il quale interviene spesso sui media per una riflessione comune sulle difficoltà del vivere, provando a far nascere uno spiraglio di luce, un sorriso di speranza anche quando affronta le realtà più dure, di vite appese a chiodi piantati in mura di vergogna, perché in fin dei conti basterà una spruzzata di limone e anche la cozza diventa Sofia che passeggia ai Tribunali.





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