Perche' Lucio Dalla amava Napoli

Le influenze della citta' sulla poetica e sulla vita del cantautore bolognese

    di Armando De Sio

«Io non posso fare a meno, almeno due o tre volte al giorno di sognare di essere a Napoli. Sono dodici anni che studio tre ore alla settimana il napoletano, perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il napoletano, tutto il napoletano, che costasse 200.000 euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni». Basterebbe questa frase per descrivere il rapporto così intenso e così speciale che Lucio Dalla aveva verso la città di Napoli.

Nato a Bologna il 4 marzo del 1943, il cantautore vedeva in Napoli un universo di colori, folklore e bellezza, perché “veramente tra Ferrara e la luna c’è il mondo, per citare una mia canzone, però sicuramente tra Marte e l’Africa c’è Napoli”, come ammise in un’intervista. Per anni studiò, come abbiamo letto sopra, con grande passione il napoletano e la sua musica, arrivando a paragonare, senza se e senza ma le liriche di Salvatore Di Giacomo con quelle del Petrarca, affermando che “Era de maggio” è uno dei testi musicati più belli di sempre. Raccontò in un’intervista che, nonostante in carriera avesse suonato con mostri sacri del calibro di Ray Charles, l’incontro più intenso fu quello con Roberto Murolo: quando lo sentì cantare in napoletano fu come se la sua percezione della bellezza si fosse elevata a una livello superiore. Ma forse il suo più noto omaggio alla musica napoletana è la sua canzone Caruso. Il cantautore bolognese si trovò bloccato a Sorrento a causa di un guasto alla sua imbarcazione.

Fu costretto, quindi, ad alloggiare nella suite dell’albergo che ospitò il grande tenore Enrico Caruso. Si mise sul pianoforte ancora presente nella stanza e dalle sue mani uscì fuori una melodia piena di naturalezza e struggente passione: quel “te voglio bbene assaje” è come se fosse un’ideale dichiarazione d’amore all’intero universo napoletano. Un amore per Napoli che nasce da lontano; da quando ragazzino ebbe la fortuna di incontrare dal vivo Totò nel vagone di prima classe di un treno che da Bologna andava verso Roma. “Non era mistificazione, ma solo espressione dell’arte”, così il grande cantautore definisce la comicità esplosiva del Principe De Curtis.

Ma gli omaggi di Dalla a Napoli non finiscono qui: nel 1996 esce “Canzone” scritta a quattro mani con un giovane Samuele Bersani. Il video alterna scene di musicisti di strada che suonano sui gradini di una chiesa a immagini di persone che girano per strada tenendo in mano un piccolo schermo da dove fa capolino Lucio Dalla: la location non può che essere la città partenopea. Lucio morirà il 1 marzo del 2012. Qualche mese prima, il 20 luglio del 2011, a Napoli aveva detto: “[…] io sono un uomo del Sud nonostante sia nato a Bologna, ma credo che la cicogna era cieca in quel momento. Ma la prossima volta voglio nascere qua… Il mio sogno è essere, nella prossima vita, […] napoletano a tutti gli effetti, non solo importato”.





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