Il dramma della signorina Giulia

Al Teatro San Ferdinando lo spettacolo di Strindberg diretto da Cristián Plana

    di Teresa Mori

Presentato l'avanprogramma del Teatro Stabile di Napoli, anticipo e preludio di una prossima stagione ricchissima di grandi riletture di classici. Il primo spetacolo è stato "La signorina Giulia" di Strindberg (seguirà "Opera Pezzentella" di e con Mimmo Borrelli) con la regia ardita ed aspra di Cristián Plana che ha spiegato che per questa edizione napoletana ha sentito la necessità di una “rilettura” che partisse da un altro punto di vista, più esplicito e inquietante.

“Ho deciso di tagliare alcune parti per tradurle scenicamente e realizzare una sorta di ‘perversione’ dell’originale; azioni e immagini eruttano, così, dal profondo del testo, costringendo i personaggi a parlare e ad agire come da un corpo infestato, violentato, esausto, con menti alienate ed eccessive. Ho pensato che tutti i desideri pulsanti, durante questa diabolica festa di San Giovanni, dovessero essere esplicitati dagli attori e materializzati nello spazio scenico che li contiene, la cui verticalità, oltre a produrre vertigini in coloro che lo abitano, racconta simbolicamente la caduta, la sovversione e il senso tragico”.

In scena Giovanna Di Rauso, Massimiliano Gallo e Autilia Ranieri, rispettivamente la signorina Giulia, il servitore Jean e Cristina la moglie di lui. I tre bravissimi attori sono andati in scena il 20 ed il 21 giugno al Teatro San Ferdinando, portando sul palco una reinterpretazione assai audace di questo classico già spigoloso nella stesura originale. Il dramma ruota intorno alla contessina Giulia e al servo Jean che, durante la notte della festa di San Giovanni, mentre il conte è assente, ballano e si seducono l’uno con l’altra. Alla fine la signorina Giulia seppur bella, ricca e nobile sceglie di uccidersi perché non può sopportare la vergogna nella quale lei stessa ha scelto di sprofondare portandosi a letto il suo servitore. Dramma che ai giorni nostri non potrebbe assolutamente reggere, ma che al di là della ormai trapassata morale, così come viene presentato da Plana, esplode in tutta la sua tristezza e meschinità, avallato da scene e luci che ben rendono la "bestialità" dell'animo umano.

Il rapporto tra il servo Jean e la contessa Giulia assume spesso l’andamento di una compiaciuta rincorsa a fare e farsi del male, nell’incapacità a trovare una via di fuga da una vita insoddisfacente. Non a caso i due protagonisti parlano continuamente di viaggi, mete di una felicità irraggiungibile. Il rapporto servo-padrona è intriso poi di un sadismo esibito, di un desiderio sessuale che si alimenta proprio grazie alla distanza di classe. Molto bella l’idea di chiudere gli attori in un bunker. Tutto inizia con una frenetica danza punk- dionisiaca che vede Giulia ballare come quasi fosse posseduta. Un po' fuori tema i tirolesi con la parrucca bionda, flebile icona della collocazione spazio-temporale. L’interpretazione di Giovanna Di Rauso segue una strana curva: nelle prima parte, grazie alla sua strana bellezza, costruisce un personaggio estremamente seducente e inquietante che poi, nella seconda parte, diventa piatto quasi antipatico. Molto a suo agio nel ruolo Massimiliano Gallo, interprete di un servitore rude, vile, mendace dotato di un certo greve fascino. Completa il cast una bravissima Autilia Ranieri, moglie tradita ma imperturbabile donna di fede. 





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