LIBRI Fuori di persona
La silloge di Lucia Stefanelli Cervelli, opera complessa, dal lirismo oscuro
di Maria Neve Iervolino
“Senso alto e assoluto dell’autenticità poetica” sono le parole usate da Caludio Magris, uno degli autori più illustri della contemporaneità italiana per descrivere l’esordio poetico di Lucia Stefanelli Cervelli, da quella prima e apprezzatissima silloge Stefanelli Cervelli ha ampliato il suo bagaglio poetico ed emotivo, dando alla luce Fuori di persona, un’opera complessa, dal lirismo oscuro, rischiarata brevemente da lampi di luminosa bellezza.
Un claustrofobico vuoto quest’azzurro di cielo!
racchiusa nel globo del finito,
tendo a forare il limite d’angoscia
L’immane ricaduta fa omogeneo il nulla al nulla,
e percezione al tutto.
Il lettore sperimenta una caduta negli abissi dell’intimità della poetessa, e quando crede di stare affogando nella cupa profondità eccolo riemergere grazie all’infusione di respiro della luminosa liricità dei versi.
Un’opera dai chiaroscuri forti e dal periodare complesso in cui le atmosfere delle poesie, che anche nella veste grafica ripropongono l’idea di una continuità spezzata da numerosi capoversi, ricordano le sperimentazioni delle più ardite poetesse italiane del novecento.
L’ultima parte della raccolta, edita da Iuppiter edizioni, è certamente la più interessante, raccoglie tre poemetti i primi due di soggetto religioso, il terzo mitologico, di cui il più struggente è Il canto di Maria, la vergine della tradizione cristiana nella sua veste non di divinità ma di espropriata madre, per usare le parole dell’autrice. Il tema della maternità fatta di carnalità e dolori del parto della Maddalena del primo poemetto si contrappone all’innocenza di Maria e sfocia infine nel sacrificio bestiale al Minotauro, protagonista del terzo poemett, un ombelico oscuro, dove la bestia smarrita nutre la fame di orrore con giovane tributo di sangue. Ma anche nel caso del poemetto Minosse, protagonista non è il re cretese, né la bestia mezza uomo, è l’ingorda Pasifae, che ha dato alla luce un essere incerto, maledetta infine dalle ultime parole della sua stessa creatura.