Luisa Conte, il mito che diventa libro

L'attore Giulio Adinolfi racconta quando 'i napoletani tornarono al Teatro'

    di Armando De Sio

“Stasera andiamo a vedere Luisa Conte. E i napoletani tornarono al Teatro” è un libro scritto da Giulio Adinolfi ed edito da Iuppiter Edizioni. L’autore-attore ci porta a spasso tra i suoi ricordi, dalle prime esperienze con Mico Galdieri al teatro Orione, passando per Eduardo e arrivando all’incontro con Luisa Conte. Ci descrive con semplicità ma con suprema maestria quasi un quarto di secolo di Teatro a Napoli e di come quanti giovani di belle speranze, all’epoca, se valenti, con tanta grinta, passione e studio potevano realizzare il loro sogno di salire sulle tavole di palcoscenico.

Altri tre però sono i protagonisti di questo gustoso volume: Nino Veglia, Gaetano Di Maio e Luisa Conte. Veglia, marito della Conte, ed attore, decise alla fine degli anni Sessanta di rilevare un decadente e decaduto Sannazaro, trasformandolo in uno dei teatri più belli e più importanti del panorama partenopeo; Gaetano Di Maio, l’autore di quasi tutti gli spettacoli del Sannazaro, che seppe rinverdire la scrittura comica napoletana, attualizzandola nei contenuti e puntando sulla regina indiscussa del teatro di via Chiaia: Luisa Conte. Personaggio carismatico, leader della compagnia e donna dal cuore d’oro, aperta ai giovani, che non si è mai risparmiata, fino alla fine dei suoi giorni, per il suo pubblico, per il suo teatro. Il lavoro di Adinolfi è ricco di citazioni, aneddotica e sentenze preziose.

L'attore? Per Luisa Conte  “un bravo attore adda sapè mettere 'e piere pè terra e adda tenè 'e recchie”. Tra gli aneddoti più affascinanti che troviamo tra i racconti di Adinolfi c'è sicuramente l'incontro con il commendator Nino Taranto. L'autore lo descrive come un professionista esemplare e scrupoloso, che trascriveva la propria parte su di un quaderno, arrivava sempre in anticipo alle prove e non si stancava mai di ripetere, anche dopo molte repliche. Oltre a numerosi aneddoti ci racconta nei minimi particolari un genere ormai estinto nel panorama del Teatro napoletano: la sceneggiata. Alla fine del libro si trova un glossario di gergo teatrale in cui troviamo parole come: “ 'A surtita 'e Pulecenella”, per ottenere attraverso una “gag” a soggetto (non inserita nel copione) l'applauso sicuro; “ 'O sacrificio” cioè l'espediente del comico per ottenere il bis al termine del balletto; “ 'O tenore (isso)” indica il primo attore, che doveva eccellere anche nel canto.

Ad arricchire ulteriormente questo piccolo scrigno sono state aggiunte foto, di scena e non, la maggior parte delle quali ha per protagonista Luisa Conte, alcune anche inedite. Il libro di Adinolfi è un atto d'Amore: non solo verso il Sannazaro, non solo verso la Conte e verso i tanti protagonisti di un'era ormai lontana, ma soprattutto verso le generazioni che verranno. Perché se, “eduardianamente”, “teatro significa fare sul serio quello che gli altri nella vita recitano male”, l'autore descrivendo figure come quelle di Luisa Conte, Nino Taranto, Ugo D'Alessio, Pietro De Vico e tanti altri vuole indicare una strada a chi si avvicina alla grande magia del Teatro.





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