Il Teatro Stabile compie 10 anni

Mercadante, San Ferdinando e Ridotto festeggiano la propria storia

    di Teresa Mori

La stagione teatrale in corso registra un importante anniversario. Il Teatro Stabile di Napoli, composto da Mercadante, San Ferdinando e Ridotto, compie i dieci anni di attività.

Per celebrare l’importante traguardo lo Stabile ha regalato al pubblico e agli addetti ai lavori una bella pubblicazione, per ricostruire la memoria di quello che finora è stato fatto attraverso i volti e i racconti dei tanti protagonisti, che a vario titolo ne hanno segnato l’ascesa.

Tutto inizia più di dieci anni fa, precisamente undici, quando nel settembre 2002 si costituisce l’Associazione Teatro Stabile della città di Napoli con sede al Teatro Mercadante, per iniziativa del Comune di Napoli, Regione Campania, Provincia di Napoli, Comune di Pomigliano D’Arco e dell’Istituzione Comunale per la Promozione della Cultura della Città di San Giorgio a Cremano.

Ma la reale attività del diciassettesimo Teatro Stabile italiano inizia l’8 ottobre 2003 con l’inaugurazione della stagione teatrale 2003/2004 affidata allo spettacolo di Enzo Moscato Hotel de l’Univers.

Alla nascita il primo obbiettivo che si imposero i soci fondatori assieme al Comitato Artistico affiancato dalla dirigenza fu quello di creare uno Stabile riconosciuto dal Ministero (riconoscimento arrivato nel 2005); il passo immediatamente successivo fu quello di dar vita a produzioni che potessero valicare i confini regionali prima, nazionali poi. E anche questo è stato fatto. Durante la stagione in corso, giustappunto, il nostro Teatro Stabile conta tre proprie produzioni in giro per il Mondo.

Obbiettivo ambizioso e complesso: riaprire e rilanciare la storica sala partenopea per poi condurla ad essere il cuore pulsante dell’offerta teatrale cittadina.

Un obbiettivo centrato. Sin dalla sua nascita il Teatro Stabile, infatti, ha saputo creare un progetto culturale variegato che convogliasse le migliori risorse a disposizione unendo magistralmente la città alla periferia, la regione Campania al resto dell’Italia, la grande tradizione del teatro  napoletano alle nuove particolari tendenze nazionali e internazionali.

Anche l’ordinamento aziendale è stato originale rispetto agli altri teatri pubblici italiani: una struttura asciutta, la direzione affidata ad un esperto di politiche teatrali aiutato da un Comitato Artistico all’interno del quale si sono avvicendate tra le più interessanti personalità della scena artistica e culturale nazionale: Mario Martone, Renato Carpentieri, Enzo Moscato, Valeria Parrella, Lorenzo Pavolini, Francesco Saponaro.

Tutte personalità diverse per formazione e professione, tutte però col medesimo obbiettivo: creare una grande offerta culturale che fosse un mix di tradizione e innovazione.

Vivere a Napoli, del resto, significa abitare in una grossa “platea”ammirando lo scorrere di un triste ma dolcissimo spettacolo a colori. Lo sapevano bene i viaggiatori del Grand Tour che, fra Otto e Novecento, affittavano sedie dagli abitanti dei quartieri napoletani passando ore ad assistere allo spettacolo del popolo  che viveva, semplicemente viveva. Preferendo le loro gesta a quelle eroiche dei tenori e soprani sancarliani.

Se è vero, quindi, come diceva Eduardo, che nel teatro si vive sul serio quello che gli altri nella vita recitano male, in questa capitale del palcoscenico lo spread fra la realtà e la recita è ridotto all’osso.

E nei dieci anni della sua vita, lo Stabile sembra aver sentito fino in fondo la sua responsabilità pubblica nei confronti di una tradizione culturale che ha pochi eguali al mondo.





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