Una legge per la lingua napoletana

Il Consiglio regionale punta su tutela e valorizzazione dell'idioma partenopeo

    di Giordana Moltedo

Del napoletano, Benedetto Croce diceva: «È un dialetto che incarna il nostro codice genetico e che resta gran parte dell’anima nostra». Sembra condividere il suo pensiero il Consiglio regionale della Campania che qualche giorno fa ha approvato all’unanimità, con 36 voti a favore su 36, la legge sulla tutela e la valorizzazione della lingua napoletana. Il testo prevede la costituzione di un comitato scientifico che elaborerà una serie di iniziative volte a valorizzare la lingua napoletana, nonché di un Centro regionale di documentazione e studi sull'identità linguistica e culturale della Campania.

Si tratta di un riconoscimento importantissimo per preservare uno dei simboli più forti della nostra identità, che ha dato corpo ai pensieri di Giambattista Basile, Eduardo, Salvatore Di Giacomo e molti altri artisti di fama mondiale, nonché a canzoni, piatti, modi di dire conosciuti ovunque e che rappresentano un vanto.

L’approvazione arriva al termine di un cammino durato ben diciassette anni. Partito, per la precisione, il 29 aprile del 2002 con una raccolta firme presso la scuola Caduti di Via Fani, nel corso di una tavola rotonda dal titolo “Scholae, etiam vitae neapolitanam linguam, discimus”.

Altra tappa risale al 22 marzo 2006, con la proposta di legge votata a maggioranza dal Consiglio provinciale di Napoli. Il 31 ottobre dello stesso anno il progetto di legge veniva pubblicato in “Redeamus ad neapolitanum”, un aureo libretto a cura dell’AIGE (Associazione Informazione Giovani Europa). A sostegno della originalità, della espressività, della peculiarità della parlata napoletana, si esprimevano Franco Lista, Francesco D’Episcopo, Renato De Falco, Luigi Rispoli, Umberto Franzese, Raffaele De Novellis, Benedetto Casillo.

Seguono dal 2005 decine di convegni, dispute, dibattiti presso gli Istituti linguistici Cervantes, Grenoble, Goethe, gli Istituti scolastici d’Este-Caracciolo, Genovesi, Boccioni-Palizzi per i francesismi, i germanesimi, gli ispanismi, gli inglesismi, gli arabismi, i grecismi, i latinismi nella lingua napoletana. Tanti gli studiosi, cultori, ricercatori che hanno sposato la proposta tra cui Nicola De Blasi, Pietro Lignola Sergio Zazzera, Roberto D’Aiello.

In vista di questo evento Iuppiter Group, società di editoria e comunicazione, ha deciso di lanciare, a partire da ottobre, lezioni di napoletano, della sua storia e delle opere scritte nel nostro idioma, insieme ai massimi esperti del settore. Tenetevi pronti, perché ne varrà la pena.





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