Una formica per amica

Quando i piccoli insettini non sono un problema

    di Amedeo Forastiere

Con la primavera puntualmente arrivano le formiche. Insetti invadenti, fastidiosi, anche un po’ riluttanti…diciamoci la verità è così! Ma cerchiamo di conoscerle un po’ più da vicino. Le formiche fanno parte della famiglia delle formicidae, dell’ordine degli imenotteri. Come tutti gli insetti, le formiche hanno sei zampe e il loro corpo è diviso in tre parti: capo, torace e addome; sul capo è presente un paio di antenne piegate a gomito che sono il principale organo di senso per le formiche. Hanno delle mandibole molto resistenti e robuste che servono come difesa e per trasportare gli oggetti. Vivono nel formicaio che può avere diverse strutture secondo le abitudini delle formiche che ci abitano: troviamo, ad esempio, dei formicai sotterranei che sfruttano i tronchi degli alberi morti, formicai di foglie abitati da formiche tessitrici che le uniscono tra di loro con una sostanza secreta dalle larve, oppure di terra e detriti e appesi a un albero.

La società delle formiche è divisa in caste: regina, maschi, e operaie. La formica regina è l’unica femmina feconda, è più grande delle operaie. Prima dell’accoppiamento è provvista di due paia d’ali che cadono subito dopo il volo nuziale, ma se ne riconoscono le tracce sotto forma di moscerini. I maschi sono grandi come la regina, ma il capo è più piccolo, il torace più stretto; hanno due paia d’ali che non cadono mai. Le operaie sono tutte formiche femmine, che non depongono le uova. Hanno gli occhi molto piccoli o per niente (nel formicaio non c’è luce) le zampe sono sottili e consentono di muoversi con estrema agilità in qualunque situazione. Le formiche operaie in pratica fanno tutto: si aggirano sul terreno in solitudine oppure in gruppi formando colonne, raccolgono alimenti, fabbricano, riparano e difendono i nidi, allevano la prole (anche se non saranno mai mamme) e infine accudiscono la regina.

Il motivo per il quale ho deciso di parlare delle formiche potrà sembrarvi strano, ma credetemi è tutta verità. Il primo giorno di primavera le mie formiche già erano all’opera sul piano della cucina. Per la prima volta non le ho cacciate via, ma mi sono soffermato a guardarle divertito vedendole correre. Secondo me, le formiche non sono napoletane, perché corrono tanto, sempre indaffarate a cercare qualcosa da portare nella tana. Credo che siano di origine milanese: hanno lo stesso modo di muoversi dei nordici, veloci, nevrotiche, instancabili. Mi fa tenerezza vederle, notte e giorno sempre a correre, così piccole, indifese, che basta un leggero soffio di vento per spazzarle vie. Guardandole pensavo: chissà se la sera c’è una sorta di appello per vedere chi è riuscita a farcela e chi no a superare gli ostacoli che incontrano durante la giornata. Certo non sono gli unici insetti che con un leggero soffio di vento spariscono, ma le formiche hanno rubato tutta la mia attenzione…segno di vecchiaia?

No, dopo essermi documentato sulla loro vita, ho pensato di aiutarle. Perché devono affannarsi nel trovare cibo da conservare per l’inverno? Allora sapete cosa ho fatto? Però fate i bravi non chiamate il 118 per farmi portare al manicomio, perché quello che sto per dirvi riconosco che è molto singolare, quasi da distimia bipolare.

Poche sere fa, per aiutare le formichine che ormai si erano impadronite della cucina, ho messo un po’ di zucchero proprio nel punto in cui di solito si affollano. Sapendo che hanno difficoltà con la vista, non ho usato lo zucchero normale bianco, che poteva confondersi con il colore del mobile, ma quello di canna, marrone scuro, più facile da individuare. Il capobranco ha subito lanciato un sos e tutte le formiche si sono lanciate sul "bottino". Le ho lasciate lavorare e sono andato a letto. La mattina dopo - mo non ci crederete - dello zucchero di canna che avevo messo la sera prima non c’era più traccia, tutto sparito, il piano della cucina era pulito come se non vi avessi mai messo nulla sopra.

Da allora tutte le sere mi ricordo di lasciare un pizzico di zucchero in cucina. Senza esagerare, altrimenti le mie formichine rischiano d’ammalarsi di glicemia, e poi chi le curerà? Io non saprei proprio come fare. E così adesso quando qualcuno (di solito è sempre un caro amico) mi dirà: Sei tutto solo in questa casa così grande, perché non ti prendi un cane? Risponderò: Mi sto crescendo le formiche, non sporcano, non abbaiano, e non le devo neppure portare fuori per i bisogni. Dalla ricerca che ho fatto, ho scoperto che oltre alle filastrocche e alle favole (come La formica e la cicala) ci sono versi di poeti che si sono soffermati su questo piccolissimo insetto… Beh, mi sono salvato dal ricovero! Ecco un esempio.

La formica laboriosa: Anche quando il tempo è brutto, corre corre dappertutto. Porta sassolini e foglie e tutto ciò che è utile, raccoglie. Non è certo sedentaria tantomeno solitaria ma nessuna seduzione ha per lei la distrazione. Poiché è piccola e indifesa a nessun, reca offesa e poiché non fa rumore a nessun, fa timore…come dire…è perfetta, ma nessuno la rispetta. Creatura generosa, la formica laboriosa! Lei si merita il decoro di cavaliere del lavoro.

Alla prossima ragazzi, ma non chiamate il 118.





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