Quando arte fa rima con eclettismo
Intervista a Nicola Pica, l'artista beneventano che ha impressionato Sgarbi
di Vincenzo Maio
Nicola Pica (nella foto a sinistra con Vittorio Sgarbi) nasce a Ponte (provincia di Benevento) nel 1963. Fin da piccolo dimostra grande attitudine al disegno e alla scultura. Dopo la scuola inizia il suo percorso artistico e sulla sua strada incontra un maestro di affreschi che segnerà la sua arte. Si ritiene un artista eclettico e sperimenta diverse tecniche. Per un periodo di tempo abbandona la pittura e si avvicina al mondo della scenografia, collaborando con diversi scenografi sia teatrali che cinematografici. Negli ultimi anni però capisce che la sua strada è la pittura e decide di riprendere la tavolozza. Fino ad oggi ha spaziato con le sue opere dall’impressionismo, e dall’espressionismo all’astratto informale. Non disdegna di affrontare temi di attualità, ama i colori puri e tutto quello che riesce a costruire con loro, imprime le sue emozioni sulla tela con una pittura graffiante e materica. Dipinge in diversi stili e varie tecniche, e la sua pittura spazia dall’olio all’acrilico e al pastello.
Realizza quadri secondo una personale capacità elaborativa, analizzando attentamente quanto lo circonda e riproducendo sempre in modo ben comprensibile e facilmente fruibile, da pittore figurativo nel vero senso del termine, che rispetta spazi e dimensioni, profondità e primi piani, non senza un pizzico di aulico lirismo poetico di fondo, che ingentilisce l’insieme figurale. Ha partecipato a diverse mostre collettive e personali in Italia e all’estero, e specialmente negli ultimi anni collabora con diverse gallerie d’arte.
Ecco l’intervista che ci ha rilasciato Nicola Pica.
A quale corrente artistica appartiene?
«La corrente artistica alla quale mi ritengo molto vicino è quella dell’impressionismo, un impressionismo moderno».
Come è nata la sua passione per l’arte?
«Io sono nato con la passione per l’arte. Da quando avevo 2-3 anni già disegnavo, e questa passione è continuata fino ad oggi».
Quali sono i modelli a cui si ispira?
«Tutti i pittori dell’impressionismo, ed anche un po’ del figurativo moderno, chiaramente».
In che modo è progredita nel tempo la sua tecnica?
«La mia tecnica, nel tempo, è progredita molto velocemente, perché ho ripreso da poco la mia attività di pittore. Quindi negli ultimi anni ho avuto un’ascesa notevole».
Che cosa si può fare per stimolare l’interesse del pubblico per l’arte?
«Si può fare tanto, soprattutto nella nostra zona: in Benevento e provincia c’è tanta storia. Le cose più immediate da fare sarebbero delle biennali e delle mostre con personaggi importanti dell’arte».
Secondo lei le capacità artistiche sono naturali o acquisite?
«Le capacità artistiche sono sia naturali che acquisite. Con l’esperienza si perfeziona, ma prima di tutto occorre essere geneticamente portati».
Vi sono artisti locali che hanno fatto fortuna all’estero. Allora è proprio vero il detto “nemo propheta in patria”?
«Non è proprio così. Non sono convinto di ciò. E lo sto vedendo dalla mia carriera di pittore».
Qual è il segreto della sua creatività?
«Il segreto della mia creatività è un qualcosa di innato. Non rifletto molto; quando mi viene lo stimolo di dipingere un quadro non ci penso più di tanto. Quindi la mia creatività è innata».
Qual è stata la più grande soddisfazione della sua carriera?
«Per ora, è stata la selezione fatta dal professor Vittorio Sgarbi di trenta artisti in tutt’Italia, tra i quali sono stato scelto anch’ io. Una selezione diretta da uno dei più grandi e famosi critici d’arte attualmente in Italia e forse anche all’estero».
Programmi per il futuro…
«Ho in programma una personale, con location ancora da decidere, in un museo importante, e ad ottobre una mostra a Venezia in collaborazione con il Padiglione Guatemala della Biennale di Venezia, che ha come direttore artistico Radini Tedeschi».