LIBRI Cinema all'aperto

Ritorno ai luoghi dell'infanzia, memorie e magia nel libro di Sergio Califano

    di Mariateresa Esposito Vulgo Gigante

Cinema all’aperto, così è stata intitolata la nuova storia, pubblicata dalla casa editrice Iuppiter Edizioni, di Sergio Califano, giornalista napoletano, da sempre immerso nella ricerca di nuovi significati. L’autore, dopo l'esordio letterario Libreria Bella Estate, pubblicato nel 2013, ripresenta ai suoi lettori un testo ricco ed emozionante che racconta la vita di un giovane, come attraverso una macchina da presa.

Da un’attenta descrizione di un luogo speciale d’infanzia, la meta delle sue villeggiature trascorse insieme alla madre, il protagonista si racconta facendo trapelare le emozioni che quei luoghi, odori e persone hanno contribuito a rimarcare. L’incastro di eventi che si susseguono inaspettatamente diviene la forza stessa attraverso la quale l’autore suggerisce come nella vita ogni esperienza, ogni incontro vissuto, ogni vicenda, forse anche la più dura, in fondo si radica dentro di noi e ci riporta lì dove abbiamo iniziato. Così come Carlo, ritrovata la libertà, dopo dieci anni di reclusione in un carcere, in cui sembrava aver perso ogni tipo di contatto con la realtà se non attraverso la forza dei suoi ricordi, si ritrova a tornare in quel luogo tanto desiderato e sognato, la meta della sua infanzia, comprendendo come le cose non siano cambiate poi così tanto.

Rincontrare il suo primo amore, Ilaria, che, nonostante i suoi trent’anni in più, portava ancora lo stesso sguardo dolce, o Angelo, chiamato da tutti King Kong per il suo aspetto grosso e per il suo modo insolito di camminare a piedi nudi guardando le nuvole, gli fece comprendere come la natura vera delle cose era rimasta la stessa solo in una forma diversa. Ed è proprio così che l’autore conclude il libro, più che con la nostalgia di un passato andato, con uno straordinario desidero: "Rivedere in funzione il vecchio cinema all’aperto… il telone si poteva sostituire, le casse acustiche si potevano comprare nuove, ma le sedie di legno no, quelle dovevano essere quelle di quando lui era ragazzino”.

In questa relazione tra sogni, sensazioni e realtà, l’autore presenta un’idea di amore che supera i limiti del tempo e dello spazio, un amore che in parte deride l’uomo, facendo finta di morire e di allontanarsi, ma che invece è sempre lì presente, silenziosamente ma inesorabilmente vivo. Un amore che in fondo rappresenta la forza di quello stesso movimento circolare che quasi per magia ci fa illudere di tornare al punto di partenza, ma che in realtà in una forma a spirale continua pure sempre a portarci avanti. 





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