Napoli tricolore, l'Italia e' azzurra

La grande storia di uno scudetto incredibile. E La citta' non sta nella pelle...

    di Davide Martino

Stesso minuto. Stesso punteggio. Risultato differente. Il cerchio si è chiuso dopo cinque anni di rimpianti e delusioni, durante i quali il tifoso del Napoli ha seriamente creduto di non poter più raggiungere quella vetta così vicina eppure così maledettamente lontana. Quella vetta raggiunta solo con il più grande di tutti e da allora solo accarezzata. Ma il Napoli che da sempre rappresenta il sentimento e la passione di un popolo che vive per la propria squadra, da diciotto anni è gestito da un uomo freddo, talvolta antipatico per non dire eccessivo, eppure tremendamente adatto al ruolo apicale assunto.

Nessuno credeva nella rinascita azzurra, invece Aurelio De Laurentiis ha saputo ripartire da quella tremenda scoppola di cinque anni orsono, ribaltando il sistema calcio italiano molto refrattario ai cambiamenti al vertice. Dopo la partenza improvvisa e non del tutto assorbita di Sarri, il Presidente azzurro scommetteva prima sull'usato garantito di Carlo Ancelotti, commettendo solo l'errore di confermare un top allenatore dopo la prima stagione di assestamento, per poi affidarsi a Gattuso come traghettatore e, quindi, al vero protagonista dell'ascesa attuale, Luciano Spalletti. 

In questi anni di magra e difficoltà anche extra calcistiche, la società ha insegnato come la programmazione seria e duratura nel tempo possa garantire vette inimmaginabili. Un altro toscano sulla strada azzurra, un altro toscano dopo l'epopea di Mazzarri e quella di Sarri a continuare e migliorare il grande lavoro compiuto dai suoi predecessori. Perché la vittoria netta, schiacciante, a tratti umiliante di questa meravigliosa squadra ha un retaggio che parte da lontano dal famigerato "mancavano anche i palloni", per poi consolidarsi ai vertici della massima serie con una sfilza incredibile di piazzamenti da fare arrossire le grandi e indebitate squadre del nord. La vittoria del Napoli ha mille volti e un solo unico denominatore. Aurelio De Laurentiis.

Il Napoli aureliano è un capolavoro di gestione e meritocrazia che da 18 anni ha sfornato in sequenza grandi campioni, eccellenti allenatori e ottimi dirigenti. L'esemplificazione più fulgida è proprio questa stagione, considerata da troppi come quella del ridimensionamento, ma nei fatti diventata storia indelebile della città. Napoli città partiva sconfitta sia per lo scellerato finale della scorsa stagione che per le partenze dei senatori, ormai al capolinea della loro storia azzurra. 

Gran parte della stampa e degli addetti ai lavori considerava di poco conto il lavoro iniziato da mister Spalletti e, senza riconoscere alcun merito al tecnico di Certaldo, ne sminuiva il messaggio tramandato. Voglio costruire una squadra più europea, meno leziosa, ma parallelamente più strutturata fisicamente e, pertanto, capace di abbinare alla indiscussa tecnica di base anche la forza fisica figlia del calcio moderno. Queste le parole dell'allenatore apprezzate, ma troppe volte minimizzate. Gli arrivi di Kim, Kvara, Oliveira, Simeone, Ndombele andavano proprio in quella direzione, ma troppo disappunto avevano creato le cessioni per credere nel miracolo sportivo.

Tanta sfiducia, ma non nel freddo e calcolatore De Laurentiis che già dal ritiro di Castel di Sangro parlava di scudetto, magari in maniera frettolosa, ma pur sempre consapevole che ogni rivoluzione generata in questi 18 anni ha portato evidenti miglioramenti. Il Napoli calcio rappresenta quello che questa città mira faticosamente a raggiungere. La società è un modello minimalista di organizzazione ed efficienza, con evidenti lacune in alcuni settori, mascherate però dai risultati eccezionali raggiunti dalla prima squadra.

La vittoria azzurra rappresenta quella del desolato sud contro l'egemonia del nord, potente politicamente, ma sempre più povero di soldi, contenuti, idee e strategie. Il modello Napoli è invidiato dal resto dell'Italia calciofila perché abbina risultati sportivi a meriti economici. La squadra da anni primeggia in Italia e ben si distingue in Europa, pur sempre con un occhio al bilancio annuale.

De Laurentiis negli anni di presidenza ha ingaggiato campioni di grandezza assoluta, senza mai legarsi al singolo nome. Da sempre ha dimostrato che la programmazione e le idee sono il vero valore aggiunto di una squadra costruita con meno soldi di tutte le rivali. Basti guardare l'ultimo monte ingaggi che vede il Napoli alle spalle di tutte le rivali e, nonostante ciò, la squadra ha stracciato il campionato, vinto di fatto a febbraio dopo il gol del Cholito alla Roma.

La vittoria è figlia di un gruppo sano e solido capitanato dal meraviglioso Di Lorenzo che non a caso eredita metaforicamente lo scettro di Diego consacrando le differenze tra il Napoli dei fuoriclasse rispetto a quello attuale, figlio del gioco e della compattezza di un gruppo ricco di grandi principi.

È la vittoria di Meret, portiere sulla graticola, rinato dopo pochi mesi, della difesa, la meno battuta in Italia, del centrocampo che in Lobotka, Anguissa e Zielinski rappresenta una macchina perfetta di classe, potenza e sincronismi. È il successo di un attacco che all'imprevedibilità di Lozano, Politano e del gioiello Elmas abbina la classe e la potenza di Kvara e Osimhen, giocatori pronti per qualsiasi palcoscenico, ma che il popolo azzurro vorrebbe continuare a godersi ancora per rilanciare la sfida anche il prossimo anno. E' il Napoli di Raspadori e Cholito Simeone che sono il presente e il futuro roseo di una rosa ricca in ogni suo petalo. Questo Napoli è di Aurelio De Laurentiis, ma anche di Luciano Spalletti, allenatore sempre troppo criticato, ma capace di lasciare in ogni piazza segni tangibili della propria infinita competenza.

La vittoria, però, è figlia anche della crescita esponenziale del popolo azzurro che negli anni ha iniziato a credere nella società come fonte di ispirazione e concretezza. Al di là di sparute pattuglie di insoddisfatti perenni, il popolo partenopeo ha sposato le linee guida dettate dal Presidente, concordando sul presupposto che siano le uniche capaci di garantire continuità di risultati e gestibilità delle risorse.

Il popolo azzurro sta pregustando da mesi la festa con la calma e la compostezza dei più forti dimostrata in ogni stadio d'Italia. Quella festa che sta ornando la città di biancoazzurro in ogni singolo anfratto perché ormai lo si può dire. Ricomincio da tre!!!





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