Affettuosi epiteti

"Porco" non sempre è ingiuria

    di Adelaide Caravaglios

È questo l’"affettuoso" epiteto utilizzato da una donna per definire l’ex coniuge (i due erano, infatti, separati), reo di aver portato nella propria abitazione la nuova compagna: secondo i giudici della V Sezione penale della Cassazione (sentenza n. 49512/2013) – con ciò rigettando il ricorso promosso dal Procuratore della Repubblica contro la sentenza del Giudice di pace – non si sarebbe trattato di reato di ingiuria, stante (come si legge in sentenza) “la sussistenza della causa di non punibilità di cui all’art. 599, comma 2, c.p.”.

In altre parole – spiegano gli ermellini – era stato proprio il comportamento dell’uomo, consistito nell’aver aperto le porte della propria abitazione alla nuova compagna, un’estranea, a provocare l’ira dell’imputata: tra i due, infatti, nonostante la separazione e la materiale divisione della casa coniugale in due unità abitative vicine, esisteva l’accordo di non ospitare estranei con cui si intrattenevano relazioni nelle rispettive abitazioni. Dunque, questo “fatto ingiusto” avrebbe scatenato la collera della donna.

A nulla è valsa la censura mossa dal P.M. in sede di ricorso: per il collegio giudicante si trattava di un chiaro caso di non punibilità, dal momento che l’“ingiustizia non deve essere valutata con criteri restrittivi, cioè limitatamente ad un fatto che abbia un’intrinseca illegittimità, ma con criteri più ampi, anche quando cioè esso sia lesivo di regole comunemente accettate nella civile convivenza”.

Insomma: il maiale è diventato sporco solo in seguito alle sue frequentazioni con l’uomo. Allo stato selvatico è un animale molto pulito (Pierre Loti, Quelques aspects du vertige mondial, 1917)!!





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