Il dente del giudizio

    di Adelaide Caravaglios

Anche “l’avulsione traumatica di un solo dente” (nel caso sottoposto all’attenzione dei giudici di legittimità, si trattava dell’incisivo superiore) può esser determinante ai fini della pena da comminare. È quanto successo ad un uomo, il quale si era visto confermare in appello la sentenza di primo grado con la quale veniva condannato per il reato di lesioni aggravate (artt. 582 e 583 c.p.), nonostante avesse rotto alla vittima un solo dente.

In sede di ricorso, l’imputato – per il tramite del proprio legale – aveva lamentato il fatto che, trattandosi di un unico dente, non poteva dirsi indebolito l’intero apparato masticatorio e, quindi, non poteva configurarsi l’aggravante contestata.

Di diverso avviso sono stati invece gli ermellini, i quali – nella sentenza n. 4177/2015 – ad ulteriore conferma dei due precedenti giudizi di merito, hanno avuto modo di chiarire che in una simile ipotesi doveva ritenersi integrata la fattispecie criminosa di cui all’art. 583, comma primo, n. 2 cod. pen. e questo perché bisognava far riferimento “alla naturale funzionalità dell’organo” indipendentemente cioè dalla possibile applicazione di una protesi dentaria.

L’uomo è, quindi, rimasto “con il dente avvelenato”!





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