Settembrata anacaprese

Anche quest'anno la tradizione si rinnova. Cortili aperti sul passato

    di Maria Regina De Luca

Accade in settembre che un’isola si addobbi di pampini e grappoli di ogni nuance di verde per un rito che resiste alle smanie innovative del tempo restando fedele alla simbologia delle sue origini. Sorta nel 1923 per iniziativa di Emilia Gubitosi e di Franco Michele Napolitano la Settembrata anacaprese, dopo una lunga parentesi, rinnova da circa quarant’anni il suo invito a chi voglia, in quei giorni, esprimere le proprie fantasie e rinnovare le memorie del luogo, sfilare in antichi costumi per le strade e per i viottoli che in mille rivoli si diramano dalla cinquecentesca Chiesa di Santa Sofia esponendo nei loro cortili in puro ‘stile di Capri’ oggetti e arnesi antichi per il lavoro nei campi e per le lunghe serate d’inverno al caldo dei braciere.

L’entusiastica partecipazione dei residenti-cittadini d’elezione degli anni Venti, da Malaparte e Casella a Libero Bovio a Edwin Cerio, fece della Settembrata il degno controcanto alla Piedigrotta napoletana e non mancarono le canzoni, sia della grande Maestra Emilia Gubitosi che del Maestro Gennaro Napoli, e che andrebbero obbligatoriamente riproposte ogni anno. L’edizione del 1977, anno della ripresa su iniziativa di Enzo Manganiello non ebbe nulla da invidiare alle antiche performance.

Resta tuttora, seppure in tono minore, il sentimento di uno spirito antico inconfondibile che rende Anacapri isola nell’isola, anzi ‘sull’isola’ che incorona delle sue colline arrotondate come seni di mare. Più contadina che marinara, Anacapri conserva, seppure in parte, quella natura agreste che nella Settembrata esplode trionfante nelle ceste d’uva portate sul capo dalle antiche ‘pacchiane’, degne discendenti delle donne che trasportavano lungo salite e scalinatelle conche colme d’acqua e materiale da costruzione, che filavano e tessevano e aiutavano i loro uomini a coltivare la terra, una terra difficile, dove tuttavia germogliavano e fiorivano le più disparate specie di vegetazioni, di alberi, di fiori.

Pur diversa da quella delle edizioni precedenti, la Settembrata appena trascorsa presenta alcuni elementi che ci inducono a sperare in un futuro nel quale tutto questo ingenuo apparato di una memoria quasi scomparsa possa continuare ad esser salvato da chi sappia cercarne il cheto luccichio nelle pieghe del tempo. Da citare le tele giganti e i carri di festa di Ottavio Cacace, pittore storico del paese che si è inventato, con raffinata sagacia estetica e commerciale, sandali personalizzati dove dipinge sulle esigue tomaie, sui tacchi e sui plantari deliziosi e microscopici squarci isolani. Tra quanto è stato esposto in vetrine, banchetti, stradine sono da salvare a pieni voti gli incantevoli cortili con i panni ricamati stesi, le anfore romane affiorate da scavi e fondi marini usate disinvoltamente come vasi di gerani e di gelsomini, le ‘tavolelle’ da presepe e, del tutto contemporaneo, un ‘piennolo’ di pomodorini che vanta luogo di nascita e titolo di studio: il Cultur Piennolo di Monte Somma presentato alla Settembrata Anacaprese dalla Pro loco del Comune di Pollena Trocchia, di quell’area vesuviana dove ancora ha asilo, cura e promozione la ‘biodiversità’, la ‘tipicità, frutto di sedimentazioni culturali e colturali e del salvataggio di vaste zone di terra dalle lave del vulcano.

Elementi vincenti per i giovani professionisti, medici, biologi, ingegneri che si sono assunti l’onere di diffondere nel mondo i prodotti privilegiati della loro terra, è la straordinaria fertilità del suolo vesuviano e il grande amore per i luoghi, che vogliono sottrarre ad ogni costo al degrado e alla vergogna che espone a tutto il mondo terre poco distanti, marchiate a fuoco dall’infamia di gente appartenente alla deriva dell’umanità. Questi giovani, dietro il banchetto ornato di fiori e di pampini di lato al glorioso e purtroppo ex Hotel Paradiso, svolgono l'opera di diffusione della cultura della loro terra, dei suoi colori, dei suoi sapori. Il ‘Cultur Piennolo’ è l’ombrellino sul quale viaggia Mary Poppins, è il Fungo saporoso di una fungaia senza veleni, è il paralume di una luce che esso aiuta a diffondere, è il festone vivificante di significati per tutte le feste dove l’uomo esprima di sé quanto ancora serba dell’armonia del creato. Citiamo tra i giovani che, dietro il banco, offrivano deliziosi assaggi di pane e olio, giarette di vino e ampie spiegazioni sul loro valoroso progetto, Raffaele Romano, (Università Federico II), e Gioacchino Filosa. Ci scusiamo verso gli altri, ma non ci scusiamo di questa apparente digressione dalla festa. La Settembrata è ‘anche’ una festa del cibo e venerdì 4 settembre, ne ha dato ampia prova con lo squisito menù offerto dalle donne anacapresi, a circa duemila ospiti, lungo uno dei percorsi più belli della nostra isola nell’isola: quello di Caprile, il cui intreccio di stradine e scale, di case e ville, di dimore di Regine e di uliveti conferma l’unicità di Anacapri, l’Apragopoleis di Augusto dove il visitatore è accolto con l’augurio che prassi e affanni, almeno per qualche giorno, non gli angustino il cuore.





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