Un Sanremo attuale

Elton John, i nastri arcobaleno e Cecile: è il festival sociale

    di Maria Neve Iervolino

In questi giorni s’impone nella prima serata di Rai uno il Festival della canzone italiana di Sanremo, programma di punta della televisione pubblica dal 1951, da sempre espressione degli orientamenti di un’ormai decaduta borghesia italiana. Quest’anno più dei precedenti la manifestazione canora è lo specchio limpido di quanto accade all’interno della società che rappresenta, lacerata nel tessuto dei suoi immutabili valori e incapace di accettarlo.

Durante la prima gara dei giovani la sfida tra due ragazze, la prima ad esibirsi è l’introversa cantante astigiana, la seconda nata ad Ostia, è un pugno nell’occhio ed uno schiaffo sulle orecchie “in un mondo che si muove più lentamente della gente che lo abita”, come denuncia la sua canzone. “Nuda” è una parola già poco ricorrente all’interno del Festival, ma se accostata a “negra” diviene stridente e scandalosa. È eliminata, giustamente, è troppo. È troppo alta, i suoi capelli sono troppo diversi, la sua canzone è troppo forte: è l’espressione viva della cultura italiana che si è andata modificando dagli anni Cinquanta ad oggi. È ancora percepita come estranea dalla classe media, che privata delle certezze borghesi dalla crisi, non si sente di accettare un nuovo concorrente al benessere che ha perduto. Così è lecito includerla nella competizione ma impossibile premiarla, creando l’illusione dell’accettazione, un finto dialogo che appaghi l’apparenza.

In un momento politico di portata storica questo Festival del 2016 si è distinto dai precedenti soprattutto per una polemica che nuovamente nulla ha a che fare con la musica: la presenza di un ospite internazionale come il cantante inglese Elton John, anche lui figura tangibile, e per questo ritenuta improponibile, di una realtà avversa all’italiano medio, perché lesiva dell’esclusività del suo diritto inalienabile: formare una famiglia. Il festival di Sanremo ha dato l’opportunità a tutte queste tendenze di manifestarsi mostrando anche un altro volto, quello civile dei cantanti che si esibiscono con i nastri arcobaleno.

Il Festival sta insegnando, suo malgrado, che pure se c’è la volontà non si possono negare diritti che già esistono, perché non si può fermare il progredire della Storia, tuttavia l’Italia più retriva del 2016 si trova ancora a combattere queste battaglie perdute contro il progresso civile; ma in una forma di resistenza passiva, che può solo ritardare il corso di eventi che nella realtà effettiva già sono pienamente in atto.

L’unica manifestazione storica su cui può davvero intervenire l’italiano borghese della crisi è il lentissimo degrado dell’Italia che da patria di una civiltà un eroica ed energica è divenuta esempio di ristrettezza morale e intellettuale: l’Italia può ancora essere pioniera della cultura se accetta di non ghettizzare una parte della popolazione, appiattendola in un unico comparto, quello dei diversi, da tollerare sì ma non integrare.

“Negri ed omosessuali indifferentemente sono tutti uguali, cioè diversi e in quanto tali sono da trattare differentemente dai normali”, canta Cecile sul palco dell’Ariston.





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