LIBRI Il paese delle fate bianche

Amalia Bonagura e il mito di Alma tra le montagne

    di Giordana Moltedo

Dopo la pubblicazione del primo romanzo breve pubblicato con la casa editrice Iuppiter (2017), “Nora. Il silenzio deve tacere”, nel quale l’autrice Amalia Bonagura affrontava il delicatissimo argomento, più che attuale, della violenza di genere, la scrittrice romana ritorna nelle librerie con un nuovo romanzo, “Il Paese delle fate bianche”, pubblicato dalla casa editrice L’Erudita con la prefazione di Monica Cerruti, assessora uscente alle Pari Opportunità, Diritti Civili, Immigrazione della Regione Piemonte.

Esplorando le tematiche che caratterizzano tale romanzo, il lettore noterà la presenza di alcuni argomenti che stanno caratterizzando il dibattito pubblico. Alma è un paesino di montagna immerso in un’atmosfera magica e fiabesca. La comunità è felice e soprattutto unita. Eppure nell’indagare i sentimenti di zia Lena, emerge la questione annosa dello spopolamento. Mentre, attraverso i sentimenti delle ragazze, affiora il desiderio di lasciare quel paesino al fine di esplorare il mondo. Alma di giorno è immersa in un forno di calore mentre di notte è spazzata da violentissime piogge. Una notte, durante un tremendo temporale, i paesini verso valle franano. Solo Alma rimane in piedi, anche se isolata. La natura si ribella all’uomo e si riprende i suoi spazi. 

E proprio gli spazi di quel paesino sembrano essere messi come in discussione, nel momento in cui ai confini viene ritrovato un uomo muto e ferito. La comunità è sconvolta da tale evento. L’uomo non è accettato e diventa il capo espiatorio di qualsiasi evento che si verifica nel paesino. Lo straniero è visto come un pericolo e a dirlo è proprio uno degli abitanti: «Vi dico che li ho visti: si arrampicheranno fino qui, lo ha fatto lui, ci riusciranno anche loro. Cercano cibo, sono iene parassiti, come lui, arriveranno ad Alma e si prenderanno tutto, ci distruggeranno». 

Il paese perde quindi la sua dimensione immacolata, fino a quando non si arriverà alla decisione di assumere dei codici di comportamento e costruire un muro che isolerà Alma. Tali azioni brutali saranno perpetuate dagli uomini del paese che sono gli unici sconfitti in questo romanzo. Lo sconfitto non è certo lo straniero, che con grande dignità non cade nelle trappole poste dai “cittadini”. 

E le sconfitte non sono certo le donne di Alma le quali dimostrano grandissima dignità, umana apertura di veduta e profondo rispetto verso la vita degli altri, accudendo lo straniero che non è né una minaccia né un demone da cacciare. Alma diventa così la metafora, come sottolinea Monica Cerruti nella prefazione al romanzo, dei tempi di oggi, dove gli Stati, attraverso una svolta sovranista, perpetueranno politiche finalizzate a ripristinare confini e frontiere, a costruire muri e a chiudere le porte al fine di non dare alcuna speranza a chi scappa perché in cerca di una nuova vita, e conservare in questo modo la propria “integrità” di Nazione.





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