Storia dei tarocchi

Nascita e sviluppo delle carte del destino

    di Maurizio Pacelli

Della nascita dei Tarocchi non si sa quasi nulla, esistono solo ipotesi, più o meno suffragate da dati storici, circa la loro effettiva origine. Alcuni sostengono che lo strumento che ha veicolato fino ai nostri giorni questo libro muto, così chiamato dagli esoteristi, è stato il gioco, quello d’azzardo in particolare.

Le carte da gioco nascono presumibilmente in Cina verso l’ottavo secolo d.C. e bisogna attendere il 1300 per averne notizie in Europa. In Italia le prime citazioni risalgono al 1379, sebbene le carte non fossero ancora conosciute con il nome di Tarocchi, bensì di naibi, termine con cui si intendeva identificare genericamente un mazzo di carte qualunque, o Trionfi.

Esse erano ben diverse da quelle che conosciamo oggi anche se delle prime versioni ne restano solo alcuni esemplari incompleti. Degni di nota sono i Tarocchi dei Visconti, di grande formato e di grande pregio artistico e i Tarocchi del Mantegna, espressione sofisticata del pensiero neoplatonico, composta da cinquanta carte ripartite in cinque serie.

Nei primi anni del cinquecento il nome Tarocchi sostituisce gradatamente quello di naibi e si arriva anche ad una versione consolidata del mazzo di carte con caratteristiche ben precise: una serie di cinquantasei lame a quattro semi (bastoni, denari, spade e coppe), ciascuno composto dalle comuni carte numerali (dall’uno al dieci) e sedici carte di corte (Fante, Cavallo, Regina e Re), molto simile, dunque, alle carte da gioco tradizionali; una serie di ventidue carte figurate, chiamate trionfi, onori o semplicemente tarocchi rappresentate da immagini allegoriche che, già a cavallo tra il quattrocento e il cinquecento, sembra abbiano assunto immagini identiche a quelle attuali.

Tuttavia non sembra possibile attribuire a queste carte né la denominazione, né la sequenza attuale, tanto da poter affermare che “… L’ordine con cui oggi vengono abitualmente indicati i tarocchi, dunque, non è sempre esistito, ne è l’unico possibile e ciò ha implicazioni dirette sulle ipotesi che le loro carte possiedano un simbolismo numerologico o che rappresentino  tappe precise di un percorso evolutivo. Si può anticipare che, se hanno un significato numerico, questo deve essere maturato nei secoli successivi alla loro comparsa e che, se raffigurano le tappe di un processo, queste furono inizialmente erratiche[1] …”

Questo consolidamento pare che si sia ottenuto in Italia, luogo che ha favorito la massima diffusione di questo nobile strumento, nella versione oggi nota del Tarocco di Marsiglia, mazzo forse tra i più conosciuti. Tuttavia è bene sottolineare che nei secoli, soprattutto recenti, sono stati elaborati altri mazzi di carte che, sebbene presentino simboli spesso completamente differenti, sembrano esprimere rappresentazioni archetipiche simili.

Questo induce a pensare che, al di là delle ricostruzioni storiche e dello specifico mazzo di tarocchi in uso, gli Arcani siano la rappresentazione sintetica di una coscienza comune che racchiude l’esperienza della Vita, o meglio del suo mistero.

Ciò nonostante i Tarocchi di Marsiglia esprimono un fascino particolare e sono caratterizzati per essere, forse, il mazzo di carte più studiato e “copiato”, fra quelli esistenti. Esclusivamente per esso, nei secoli è stata elaborata una teoria organica, tramandata per lo più per via orale, che tenta di spiegare il significato di ogni singola lama partendo dalle relazioni reciproche che gli arcani hanno tra di loro, costruendo un viaggio iniziatico che più volte, e a diversi livelli, l’essere umano si trova a compiere.

Da questa prospettiva esiste una interessante ipotesi mediante la quale si cerca di far luce sulla genesi di questo “strumento metafisico” a partire dalla sua singolare denominazione, che rimanda a un luogo geografico preciso situato nel sud della Francia: Marsiglia[2].

Il mito della fondazione di Marsiglia vuole che nel V secolo avanti cristo, il greco Protis, capo di una spedizione di marinai focesi, protetti dalla dea Artemide, arrivi in questo luogo e prenda in sposa Gyptis, figlia del re celtico Nanno, costituendo la nuova città a simboleggiare l’incontro tra la cultura greca, quella celtica e quella egiziana (dal nome Gyptis che per assonanza fonetica riconduce al nome Egitto nonché al termine inglese gipsy con cui si identificano i gitani).

La cultura greca e egiziana ritornano, proprio a Marsiglia, molti secoli dopo come humus del cristianesimo delle origini, che esplicitamente si rifaceva ai culti misterici orientali, impostazione presto tacciata di eresia. Ciò nonostante, intorno al IV secolo d.c., una forma di monachesimo orientale riemerse, soprattutto ad opera della figura di San Cassiano, e si diffuse in occidente, grazie alla fondazione, di nuovo a Marsiglia, di un ordine monastico che trovò sede nell’Abazia di San Vittore.

Da questo punto di vista il nome Tarocchi di Marsiglia non è causale, serve a identificare una specifica tradizione, trasposta in un libro per immagini – il Tarot – e nascosta nei codici grafici e letterari in ognuna delle lame che compongono questa straordinaria macchina metafisica. L’origine del Tarot si perde nella notte dei secoli eppure ci è stata tramandata dal monachesimo cristiano delle origine, che attraverso monasteri e abbazie, hanno custodito per secoli questo antico segreto. In questo senso i Tarocchi del Mantegna o del Visconti, che gli storici identificano come i primi mazzi di carte, sarebbero delle copie sbiadite di quelli di Marsiglia, di cui hanno perso la struttura cifrata intrinseca, ignota a coloro che ne hanno inconsapevolmente modificato la struttura simbolica. Di un accenno alla  teoria organica dei Tarocchi di Marsiglia si darà conto nel prossimo contributo.

[1] Claudio Widdman, Gli Arcani della Vita – Una Lettura Psicologica dei Tarocchi, Edizione Magi, Roma, 2010.

[2] A mia conoscenza, l’unico autore che esplicitamente ricostruisce la genesi dei Tarocchi di Marsiglia da questa prospettiva è Carlo Bozzelli che, oltre ad aver fondato l’Accademia dei Tarocchi (www.tarocchi.net) e a tenere corsi sull’interpretazione e la lettura dei Tarocchi, ha scritto un’interessante libro sull’argomento: Carlo Bozzelli, Il Codice dei Tarocchi – Rivelazione di un’Intelligenza millenaria, Anima Edizioni, Milano, 2012





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