LIBRI Cinema all'aperto

Sergio Califano sulla scia di Pavese. Un paese lontano e l'infanzia di ognuno

    di Mariangela Ranieri

"E l'amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava", un estratto di Pirandello, che ben si adatta alle pagine di Sergio Califano, scrittore e giornalista napoletano. Nel maggio del 2013 debutta con "Libreria bella estate" (Iuppiter Edizioni), le cui parole oscillavano tra sogno e rassegnazione, e più di tutto erano intrise di nostalgia.

Califano sembra ritrovare uguali sensazioni in "Cinema all'aperto" (Iuppiter Edizioni, 2015) seconda prova letteraria, per ripercorrere di nuovo le impronte di Pavese "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Ecco che il paese, le origini diventano l'inizio e la fine di un cerchio letterario che potrebbe aprirsi e concludersi in qualsiasi suo punto, perché lo stesso Carlo è in realtà uno specchio in cui ognuno di noi potrebbe rivedersi. Una storia contemporanea, fatta di incontri e vite migranti, ma soprattutto di piccoli rituali e di odori, che col tempo diventano immagini sfocate.

Il cinema all'aperto è quindi un periodo della vita di chiunque, è un luogo, è un pensiero, un ricordo o magari soltanto una frase. Per Carlo era l'odore del formaggio, era quel paese, che lo ha aspettato, in cui indubbiamente c'era qualcosa di suo, per Carlo il cinema all'aperto significava radici, significava casa, ma più di tutto significava "scegliere", andare via o "fare l'albergatore, rintanarsi in quell'angolo di mondo dimenticato da tutti per dieci mesi all'anno, e magari invecchiare con Ilaria?".

Sono pagine per chiunque abbia creduto di non doversi voltare mai, e per chiunque invece si sia voltato, e che quindi, al contrario di Orfeo, girando lo sguardo verso il passato, abbia poi riabbracciato Euridice.





Back to Top