Quanta nostalgia per il Significato

Ritornare alla grandezza dei piccoli gesti per ritrovare il senso della vita

    di Gianluca J.L. Giadima

Dove c'è il desiderio di capire e la curiosità della vita, che entrano sotto le maglie dell'esistenza, si vivrà in eterno, non si morirà mai! Così diceva mio nonno parlando ad un anziano signore nell'estate del 1984. Io ero un bambino silenzioso e li osservavo con una certa riverenza, permettendo a quei semi di innestarsi nel mio ramo, e di germogliare. L'anziano rispose che dove c'è una fiamma, qualcuno è destinato a bruciarsi. E questo vale anche sotto un'apparente gelo. Perchè chi ha il grande dono di “sentire” e di “piangere” allora può anche gioire. Ma non si gioisce veramente senza conoscere il dolore.

Mio nonno era un saggio elegante. L'altro uomo era Eduardo De Filippo. Guardando loro, dietro di loro, vedo uomini grandi e piccoli, vissuti in epoche lontane dalla mia. Uomini albergati da grandi virtù e vizi irrilevanti, capaci di lasciare un segno in ogni parola. Mentre ero lì in silenzio, si voltarono a gurdarmi e dopo avermi misurato, dissero: eccolo, un nuovo saggio! Quando ripenso a quelle parole, incise nella mia corteccia come una dedica su un albero, un testamento immateriale scolpito a partire da una singola minuscola parola, sento ancora quel fuoco, ed avverto una grande nostalgia, che solo raramente riesco a colmare parlando con i miei contemporanei. Nostalgia di “Significato”. Ed un magone mi assale. Allora entro nei libri, nel sottotesto delle composizioni liriche, nelle maglie della psiche di filosofi e pensatori, grandi e piccoli, di quelli che hanno calcato la ribalta, ma anche di quelli affogati nel vuoto desolante, e mi ritrovo a conforto. Quella particella impercettibile di densità umana, quel minimo comun denominatore di Santi, Eroi, Costruttori, e gente Comune, sta proprio lì. Nel “SIGNIFICATO”. Composto alchemico di signum segno e facere fare. Di quei tempi in cui anche un piccolo gesto era denso di quel marcatore profondo che portava un messaggio, un contenuto. E mi domando se davvero quel tempo è andato e mai più ritornerà. Allora analizzo. Cosa mancherà mai a quest'epoca schizofrenica in cui i contenitori, linguistici o semantici o estetici, non corrispondono mai ai contenuti?

Nell'epoca dei carillon sfavillanti privi di ballerine rondeggianti, per di più senza musica. Nell'epoca delle scatole, buste e magliette stampate, indossate e condotte da menestrelli fieri di quel vessillo, che neanche si domandano cosa le loro vite raccontino. Manca la musica. Manca l'armonia. Manca la vera eleganza del poco. Del vuoto riempito dalle pietre miliari del SENSO, che è propriamente SIGNIFICATO, ed ancora più profondamente SEGNO. E poi mi dico, sarà una questione di tempo, di luoghi, di aggregati sociali, di media fannulloni, di fantomatici condizionatori di masse?! E no, cari Signori, la questione è soltando la pigrizia. Se è vero che siamo composti della stessa materia del Padre, se è vero che Chaplin o De Filippo, non avevano neanche una cellula differente dalla vostra, allora il problema stà nella sospensione, nel desiderio e nel fuoco che muovono le cose immobili.

Certo se nasciamo come un melo, vivremo come un melo, produrremo mele, e morremo da meli. Ma le radici potranno assaporare la terra, le foglie nascoste cogliere la luce cercando di svettare oltre la propria altezza, ed i semi comprendere che in loro è contenuta nuova vita. Capire che il ciclo della vita si interrompe se non è nutrito di segni che vanno oltre il tempo, e come tali bruciano dentro la propria esistenza. Quanto sarebbe semplice comprendere il peso specifico di ciascuna parola, di ogni azione? Valutarla, e alla fine metterla in atto consapevolmente, e non come azione di rifugio o di fuga. Ci troveremo di fronte ad un mondo nuovo in cui il bianco è bianco ed il nero è nero, e come tali sono identificabili, insieme a tutti gli altri colori primari, in maniera inequivocabile. Un mondo più semplice, forse. Con fiamme che bruciano. Con esistenze mosse da desideri e curiosità ardenti. Ma non artato, non falsato, non avvizzito e neanche defraudato del SENSO. Un mondo in cui è caldo quando fa caldo, ed è freddo quando fa freddo. Un mondo albergato da persone che portano con sé verità semplici, ma così forti da superare il tempo breve e le insignificanze di vite piccole. E se proprio non si può restare per sempre vicino a vite grandi, andiamo almeno ogni giorno come colombe in volo, a tangere esistenze dense, di qualunque altezza, per nutrirci del loro elisir di lunga vita.





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