Matteo Becucci, talento cangiante

Il cantautore livornese si racconta: da concorrente a coach di Tale e Quale Show

    di Vanna Morra

Qualche settimana fa Tale e Quale Show 2018 ha visto trionfare Antonio Mezzancella, imitatore e showman perugino. Ora, invece, manca una sola puntata per conoscere il vincitore del Torneo, ovvero la seconda parte del programma cult di Carlo Conti in cui si uniscono i primi sei concorrenti della classifica generale dell’edizione in corso con i primi sei di quella passata. Trovo che la qualità delle esibizioni sia molto più elevata rispetto ad alcune edizioni passate e parte del merito va sicuramente ai vocal coach.

Quest’anno ce n’è uno speciale che mi è piaciuto particolarmente per il modo con cui si è posto con i suoi “allievi”: Matteo Becucci. Speciale perché prima di approdare nella squadra dei “Prof.” è stato concorrente anche lui. Sarà per questo che ha seguito con entusiasmo e complicità i suoi “ragazzi”. Toscano, di Livorno, è proprio nei club della sua città che ha fatto la lunga gavetta, fino a quando nel 2009, quasi quarantenne, partecipa a “X Factor” e lo vice pure, sbaragliando la concorrenza più giovane avvezza al televoto. Da lì in poi, cinque album, musical, tanti live e un bel po’ di belle collaborazioni.

Matteo, Tale e Quale Show: nel 2014 sei stato concorrente, in questa edizione sei coach. Come si vivono le due esperienze?

Da concorrente a coach le differenze sono molte, ma entrambe le esperienze molto emozionanti. Da concorrente il lavoro più faticoso è il trucco che settimana dopo settimana diventa veramente pesante. Da coach, invece, il lavoro col passare delle puntate si alleggerisce perché aumenta l’empatia con gli allievi e quindi si lavora sempre meglio, però l’emozione per l’esibizione si ripete sempre, per fortuna.

Se dovessi scegliere tra i due ruoli?

Adesso preferisco quello del coach, magari in futuro mi tornerà la voglia di esibirmi “mascherato”, chissà…

Da concorrente qual è stata l’esibizione più complicata?

Bruno Lauzi, sette ore di trucco. Una faticata. Però vinsi la puntata e Luca Barbareschi mi fece un complimento fantastico per la mia attorialità. Bel momento.

E quella che ti è proprio piaciuto fare?

Mick Hucnall dei Simply Red, anche con lui vinsi la puntata, adoro quella vocalità, mi diverte.

Invece oggi l’allievo con il percorso più emozionante?

Sicuramente Mario Ermito. Non aveva mai cantato in tv, non ha sbagliato un personaggio. In tre settimane di lezioni ha aumentato l’estensione di due toni e mezzo, Mario è un lavoratore incredibile e attorialmente è un vero camaleonte. Vedere il suo “Tommaso Paradiso” per credere.

Nei giorni scorsi, sui social, ti abbiamo visto in coppia con Manuel Moscati ad un festival in Albania con la canzone “Sempre”…

In Albania sto partecipando, in coppia con Manuel Moscati (artista italiano che ha ben figurato ad X Factor Albania), a “Kenga Magjike 2018”, l’equivalente del nostro Festival Di Sanremo. A dicembre avremo le semifinali a Tirana. Il brano “Sempre” parla di due fratelli separati dalla guerra, in Albana sta piacendo molto. Vedremo gli sviluppi…

Invece un ritorno discografico tutto tuo?

Al momento sto scrivendo per altri artisti e non sono molto stimolato a far uscire qualcosa di nuovo mio ma in futuro sicuramente risuccederà.

Sei il vincitore di X Factor 2009, il talent più credibile per quanto riguarda la musica, questo anche grazie ad artisti come te, come Noemi, in gara nello stesso anno, e Marco Mengoni in quello successivo. Poi il nulla o quasi, il livello artistico si è notevolmente abbassato edizione dopo edizione. È​ una cosa che riscontri?

X Factor, così come gli altri talent, è solo un'occasione per mettersi in luce, ma vincere o comunque farsi notare in uno di questi show non vuol dire essere “arrivati” professionalmente. Bisogna essere bravi imprenditori di se stessi, progettare, programmare e, volendo, anche sapersi reinventare. Questo vale per ogni mestiere al mondo anche se per me la musica resta il mestiere più bello.

A Tale e Quale Show riproponete i grandi artisti della musica italiana e internazionale per lo più del passato, cosa pensi della musica di oggi?

La musica nell'era di internet è tanta, forse troppa per chi non ha tempo e curiosità. Le radio più importanti non trasmettono più molte delle bellissime realtà che andrebbero conosciute. Bisognerebbe seguire la musica live, con grande attenzione a quei piccoli club che si sforzano ancora di proporla perché è lì che i musicisti fanno la gavetta e si formano. Da marzo scorso sono il direttore artistico di un locale della provincia di Livorno, è un ruolo davvero difficile ma bellissimo anche perché ci sono moltissimi giovani di talento che studiano musica ma gli spazi per suonare sono pochissimi.

Che musica ascolti?

Ascolto tutto. Ascolto quello che ascoltano le mie figlie, ascolto musica classica, rock, rap, trap… tutto, tutto, tutto.

Che influenze ci sono nella tua musica?

Non saprei dirlo esattamente, a dieci anni ascoltavo David Bowie e i Genesis, poi cantautorato italiano. Davvero non saprei cosa mi abbia influenzato di più, posso dirti però che ho ascoltato allo sfinimento Prince e Pino Daniele, due perdite incolmabili.

L’ultimo disco che hai comprato?

Il DVD della storia di Sixto Rodriguez, mi è stato regalato. Andate a comprarlo subito!

Il prossimo che comprerai?

Quello che conterrà una mia canzone come autore, ma non ti dico di chi è!





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