Zoe Cristofoli, la tigre della moda

Intervista alla modella e influencer che ama i tatuaggi e salva i cani abbandonati

    di Daniele Vargiu

Zoe Cristofoli è una modella e influencer veronese molto nota nel panorama italiano. Viene soprannominata “La Tigre di Verona” per via dei suoi numerosi tatuaggi (il preferito è legato alla madre), e per il suo stile leggermente aggressivo e accattivante. Acquisisce una certa popolarità attraverso il suo profilo Instagram con cui fa il suo ingresso nel mondo della moda. La passione per la moda nasce ai tempi della frequentazione delle scuole superiori, nel quale ambito successivamente si diploma. Attualmente vive a Milano, dove lavora. Di recente è stata protagonista al Festival Del Cinema di Venezia, con il brand dei gioielli Fasoli, di cui è testimonial. Per lei è stata un’esperienza suggestiva ed emozionante, e afferma di essere felice di essere riuscita a portare sul Red Carpet uno stile differente rispetto al genere che si è abituati a veder sfilare su di esso.

Zoe innanzitutto come stai e come stai trascorrendo questo periodo?

“Bene dai…sono tranquilla, cerco di lavorare, di concentrarmi e di focalizzarmi sul lavoro. Mi sto concentrando su nuovi progetti che usciranno a breve”.

Tu hai avuto modo di partecipare al Festival di Venezia. Come hai vissuto questa esperienza?

“È stata un ‘esperienza molto importante perché mi ha permesso di partecipare ad un evento un po' fuori dai miei canoni di bellezza estetica. Perché solitamente si vedono tutte ragazze molto top-model e influencer. Un genere come il mio non si era ancora abituati a riscontrarlo. Le persone sono rimaste stupite e questo mi ha colpita davvero tanto. È stata un’esperienza unica perché l’ambiente è bellissimo e Venezia in quel periodo dell’anno è spettacolare”.

Tu hai molti tatuaggi. Volevo sapere quale è quello più significativo per te e per quale motivo?

“Allora… si diciamolo ho abbastanza tatuaggi! Sicuramente il tatuaggio più significativo per me è quello legato a mia madre: si tratta di un tatuaggio old-school che ritrae una zingara. È uno dei miei primi tatuaggi fatto all’età di 16 anni. È come un porta fortuna, una sorta di amuleto”.

Ti sei mai pentita di un tatuaggio in particolare?

“Si mi sono pentita di tanti tatuaggi…soprattutto di quelli fatti magari più impulsivamente senza un vero e proprio significato, però alla fine oggi fanno parte di me”.

Dal mio punto di vista i tatuaggi si possono associare all’arte. Secondo te?

“L’idea di un tatuaggio si sviluppa da un disegno. Quindi i tatuatori fanno un lavoro veramente artistico perché ogni tatuaggio viene realizzato apposta per la persona. Nasce da un concetto, da un’idea, da un sentimento, da un senso che vogliamo dare a questi tatuaggi. I tatuatori si sono evoluti e quello che si riesce a fare sulla pelle sono veri e propri disegni, sono veri e propri quadri e quindi si è una forma d’arte perché alla fine è un modo per esprimerci”.

Tu sei molto attiva sui social. Volevo sapere da parte tua, quanto è importante saper gestire la propria immagine attraverso essi?

“Mi piace essere attiva perché è il mio lavoro e ovviamente per me è molto importante condividere tutto quello che mi appartiene. È importante saper gestire in modo corretto la propria immagine perché è un mondo molto delicato, che se non è gestito con la testa e con un senso logico ti può portare a equivoci o a un’interpretazione errata da parte di chi ti segue. E quindi c’è un lavoro di comunicazione per riuscire a d arrivare alle persone con quello che vuoi realmente passare ed essere. Io cerco di essere sempre il più sincera possibile e cerco di arrivare alle persone per quella che sono”.

Pensi che questo ultimo periodo di pandemia ci sia tornato utile per la digitalizzazione?

“Si, i social ci hanno aiutato a essere maggiormente vicini, a creare nuovi contenuti per poter arrivare in maniera diretta alle persone e naturalmente mancando tutto il resto ci siamo concentrati sull’unica cosa che abbiamo”.

Passando all’argomento moda, ambito nel quale lavori, da dove nasce la tua passione per la moda?

“Bella domanda… questa mi piace molto perché non me l’hanno mai fatta ed è una cosa che poche persone sanno. Mi è sempre piaciuto creare i vestiti da sola, ho sempre cercato di trovare il mio stile attraverso il mio modo di vestire per poter comunicare agli altri la mia personalità. È partito tutto da lì, ancor prima dei tatuaggi. Ho studiato alle superiori e mi sono diplomata nella sezione moda. Questa è una cosa che poche persone sanno, quindi so lavorare nell’ambito della moda sia aziendale che sartoriale”.

Ci puoi svelare come è nato il tuo soprannome “La Tigre di Verona”?

“Non mi ricordo bene come è nato questo soprannome. È nato a Verona quando ero ancora piccolina. Ma credo sia dovuto allo stile leggermente aggressivo e a questo trucco caratterizzato da un eyeliner molto forte, i tatuaggi su tutto il corpo. Chi meglio della tigre lo rispecchia”?

So che hai aperto una pagina Instagram sul tuo cane. Da cosa nasce l’idea?

“Ho creato questa pagina per condividere qualche sua foto, ma principalmente l’ho fatto per supportare tramite il suo profilo una delle mie associazioni. La petrescueitaliaonlus: si tratta di un’associazione di Milano che salva i cani abbandonati e che hanno bisogno di aiuto”.

Quale è la prima cosa che farai dopo la pandemia?

“Quando finirà tutto mi piacerebbe andare a cena con la mia famiglia e fare tutte quelle cose che erano normali. Questa pandemia mi ha fatto aprire gli occhi sui valori e sulle cose più importanti che sono quelle che mi sono mancate più di tutto. E poi sicuramente farei un bel viaggio… ad esempio verso la mia meta preferita: Bali”.

Come ti descrivi?

“Intraprendente, ironica e determinata”.

I tuoi sentimenti a quale colore li assoceresti?

“Al colore viola… perché mi mette serenità. Non c’è cosa più importante dell’’essere sereni per vivere bene qualsiasi sentimento”.

Progetti futuri?

“Posso anticiparti qualcosina... Ho ricevuto una bella notizia in questi giorni che aspettavo da tempo. Vedremo se riusciremo a concretizzare questo progetto. Ti posso anticipare che riguarda il raccontarmi: il mio passato il mio presente e il mio futuro. Una cosa non fattibile attraverso i social e le stories”.





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