Perche' rivedere e amare l'epico '300'

Il mito di Sparta, il fumetto che diventa film: i segreti del cult firmato da Zack Snyder

    di Mario Vittorio D'Aquino

300, uscito nel 2007, è il geniale film diretto da Zack Snyder ed è tratto dall’omonimo fumetto uscito nel 1998 sceneggiato e disegnato da Frank Miller (lo stesso di Sin City e di Batman: Il Cavaliere Oscuro). Il lungometraggio vede come protagonista Gerard Butler nelle vesti di re Leonida impegnato nella coraggiosa e ardita decisione di combattere l’esercito persiano capeggiato da Serse con soli 300 guerrieri in una guerra entrata nel mito: quella delle Termopili in cui storicamente gli spartani ne escono sconfitti nel V secolo a.C. Nel film le gesta di questo leggendario capo guerriero vengono raccontate da un suo fido soldato, Delios, un superstite della battaglia che cronologicamente ripercorre tutti gli eventi che hanno visto Sparta e il suo re fatalmente coinvolti.

L’aforisma con il quale s’intitola questo pezzo è ormai noto a tutti: lo sentiamo quando il re spartano Leonida sferra un calcio al petto ad un messaggero del nemico re Serse a seguito di una proposta di asservimento di Sparta all’impero persiano. La scena, seppur realizzata per fini prettamente cinematografici, può già far comprendere, come lo fa tutto il film, la concezione e l’orgoglio che gli spartani avessero per la loro Patria. Con un crescendo di pathos e di climax la narrazione sembra addirittura essere favorevole e capace di cambiare l’evento storico realmente accaduto. Ma la Storia in quanto Passato non si può cambiare… Gli ultimi ciak della battaglia sono struggenti e si evidenzia la volontà di non cedere un centimetro al nemico, di proteggere il compagno scudo a scudo sino a morte certa.

Per tutta la durata del film Delios sparge massime di grande spessore che ancor di più sottolineano cosa significava essere spartano ed è sempre lui il protagonista del discorso finale da brividi. Per esempio: "Addio amore mio. Non lo dice. Non c'è spazio per la tenerezza, non a Sparta. Non c'è posto per la debolezza. Solo i duri e i forti possono definirsi Spartani. Solo i duri. Solo i forti.” Ma questa non è l’unica frase a effetto che ricorda un po’ com’era la vita a Sparta. Ancora Delios narra che l’educazione a Sparta iniziava sin da piccoli attraverso l’Agoghé ovvero un regime di educazione alla formazione militare e culturale alla quale ogni cittadino doveva partecipare: “All'età di sette anni, secondo le usanze di Sparta, il ragazzo fu strappato dalle braccia della madre e scaraventato in un mondo di violenza. Forgiato da trecento anni di una società guerriera, quella di Sparta, in grado di creare i migliori soldati che il mondo abbia mai conosciuto. L'Agoghé, come viene chiamata, costringe il ragazzo a combattere, lo riduce alla fame, lo costringe a rubare, e se necessario a uccidere.”

Anche se nella realtà consisteva nell’uccidere uno schiavo senza farsi scoprire. Gerarchicamente Sparta ad un potere orizzontale e democratico ateniese, si frapponeva con una diarchia verticale e organica nella quale ognuno con le proprie peculiarità dava il suo apporto alla loro terra. Per capire meglio cosa voglia dire Stato organico lo possiamo dedurre sempre dal film: Efialte, un soldato deforme che vedremo proprio dopo questa discussione tradire e vendersi ai persiani rivelando tutti gli stratagemmi degli Spartani a Serse, chiede di partecipare alla guerra delle Termopili con re Leonida; quest’ultimo rifiuta poiché le (scarse) peculiarità battagliere di Efialte avrebbero fatto uccidere centinaia di soldati. Il re dei Lacedemoni gli consigliò per una miglior disposizione sul campo di battaglia, una posizione di soccorso in prima linea che avrebbe meglio rispecchiato le doti del gobbo limitando i danni di altri soldati. La concezione di organicità e perfezione della società che nasce a Lacedemone è un’immagine che più volte si è ripresentata nella Storia anche in alcune politiche europee del XX secolo.

L’esempio di Efialte inoltre va contro quelle che erano le tradizioni della purezza dell’organizzazione spartana per cui, secondo il Mito, nella spasmodica costruzione di una collettività perfetta dal punto di vista fisico oltre che etico, i neonati venivano portati sul monte Taigeto e, nel caso fossero nati con imperfezioni, gettati dalla rupe. Tradizione fortemente smentita: in realtà, i neonati venivano dati in affidamento a schiavi o a qualche membro di casta inferiore. Tornando al film esso è stato girato con la tecnica del chroma key per riprodurre le immagini dell'originale fumetto omonimo. Come ogni lungometraggio di questo stampo il rischio di creare inesattezze o del revisionismo storico è alto ma globalmente la critica è rimasta abbastanza soddisfatta.

Nel film quasi tutti i personaggi hanno una corrispondenza di persone realmente vissute ad esempio Delios, in realtà, si chiamava Aristodemo. Egli tornato a Sparta fu odiato e deriso da tutta la città - poiché sospetto di diserzione - e condannato all'esilio dal quale scampò, riscattandosi nella battaglia successiva nella quale morì distaccandosi dalla falange e combattendo da solo davanti al nemico. 300 non ha riscosso in termini di Premi e Nomination grandi successi ma sin dal giorno della sua uscita è sempre stato considerato come un film imperdibile per chi ama la Storia e la mitizzazione di essa sul grande schermo.

La fotografia fa immancabilmente effetto ma ciò che colpisce, e lo si capisce molto da questa recensione, sono i dialoghi e gli aforismi resi famosi diventando quasi cult. “Non ci ritiriamo. Non ci arrendiamo. Questa è la legge di Sparta. Noi obbediamo alla legge di Sparta e quindi restiamo, ci battiamo e moriamo.”





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