'Sono attrice grazie al film Billy Elliot'

Intervista a Juju Di Domenico, protagonista della serie tv 'Blackout'

    di Daniele Vargiu

Per Iuppiternews abbiamo intervistato l’attrice Juju Di Domenico. È una giovane attrice bionda con occhi tendenti all’azzurro. È nata a Wiesbaden in Germania, e possiede la doppia nazionalità: italiana e tedesca. Ci lascia l’impressione di essere una ragazza all'apparenza riservata, dal carattere dolce, tenace e caparbia, questo lo si può notare anche dai suoi passi nel mondo del cinema. Tra i suoi primi ruoli ci sono piccole parti in fiction italiane importanti come “Il Paradiso delle Signore 3” e “Un passo dal cielo 4”. La parte, però, che finora l’ha messa più in luce tra tutte è quella da coprotagonista all'interno della fiction “La guerra è finita” di Michele Soavi. Juju Di Domenico ritorna protagonista nel cast di Curon, una serie Netflix uscita nel 2020.  E proprio lo scorso anno è uscito al cinema “Ero in guerra ma Non lo Sapevo” di Fabio Resinaro, in cui interpreta Marisa, figlia del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, ucciso nel 1979 in un agguato dai Proletari Armati per il Comunismo.

Abbiamo modo di vederla ultimamente nei panni di Anita all’interno della serie Rai “Blackout”, mistery-drama ambientato in alta quota. È un racconto spettacolare, colmo di tanta suspence, ma anche di sentimenti e umanità. I protagonisti sono i clienti di un lussuoso albergo nel piccolo ed esclusivo polo sciistico nella Valle del Vanoi, in Trentino. Qui trascorreranno le feste di Natale in compagnia dei propri cari. Nel frattempo la terra trema e avviene il distacco di un’imponente slavina che isola completamente la Valle e impedisce i possibili soccorsi dall’unico passo che la collega con il resto del mondo. Il paese rimane dunque isolato, l’elettricità salta e le comunicazioni si interrompono. In quella che avrebbe dovuto essere una piacevole vacanza, restano tutti intrappolati con segreti da nascondere, identità celate e ambigui professionisti pronti a tutto. Tra di loro c’è anche un assassino. La valanga costringe così i vacanzieri e i residenti del piccolo paese a vivere un’esperienza unica che li obbligherà a fare i conti con sé stessi e con gli altri: potranno venirne fuori, solo se supereranno le loro paure, i loro pregiudizi ed impareranno ad essere una comunità. La chiave di regia della serie è affidata al regista Riccardo Donna. La particolarità di questo prodotto è che è girato in grande formato da 6 k utilizzando importanti VFX e spettacolari effetti speciali. Nel cast, oltre alla partecipazione di Juju c’è Alessandro Preziosi, affiancato dall’attrice tedesca Rike Schmid, Marco Rossetti, Aurora Ruffino, Caterina Shulha, Maria Roveran l’attore francese Mickaël Lumière e, tra gli altri, i giovani Federico Russo e Riccardo Maria Manera. Seria prodotta da Luca Barbareschi, con la partecipazione di Viola Film e Trentino Film Commission.

La forza della serie Blackout è nella sceneggiatura in cui sono stati  inseriti personaggi che si rivolgono a specifici target, dai più adulti - con la linea narrativa del protagonista - alle telespettatrici romantiche - con le varie relazioni che si intravedono - fino ai più giovani con personaggi young adult.

Come stai e come procede questo periodo?

“Molto bene grazie. È un bel periodo, bello impegnativo tra sessione universitaria e promozione di questa nuova serie. Sono contenta”.

Cosa studi all’ Università?

“Mi sto specializzando in traduzione e forse a giugno dovrei finire”.

Su Rai Uno sta andando in onda una nuova serie nella quale sei una delle protagoniste.

“Blackout è un mistery drama ambientato tra le bellissime valli del Trentino. È una serie che mescola suspense, segreti ed emozioni. E parla sostanzialmente di questa intraprendenza di questo gruppo di persone che è rimasto bloccato all’interno della valle in seguito ad una slavina. Quindi sono completamente isolati dal resto del mondo. Si trovano senza elettricità e provviste. Le storie personali di questi ospiti si mischiano in modo sospetto con i propri segreti. Ognuno ha un segreto che poi verrà rivelato durante le puntate. E ciascuno dovrà fare appunto i conti con se stesso, dovranno cercare di collaborare, superare i propri pregiudizi e le proprie paure, così da poter cercare un modo insieme, uniti, per uscire da quella situazione”.

Il regista della serie è Riccardo Donna, il quale si sta confermando un regista di alto livello. Come ti stai trovando con lui?

“Beh, molto bene. Riccardo è un bravissimo regista e la sua carriera lo precede insomma. Dal punto di vista lavorativo ci siamo trovati tutti molto bene. E poi è stato bravissimo a creare proprio un gruppo, anche perché eravamo tantissimi attori e poi siamo rimasti in mezzo alle valli del Trentino per circa quattro mesi ed è stata proprio dura. Abbiamo vissuto l’esperienza della serie proprio in prima persona e quindi lui è stato fondamentale per unirci e per tenerci su di morale”.

Quante ore al giorno avete lavorato?

“Beh, dipende… capita che si può girare tutta la giornata, dunque il tuo personaggio è presente in tutte le scene della giornata, ma è possibile anche che si giri soltanto una scena o anche nessuna scena. Oppure magari hai un giorno di riposo e quindi rimani in hotel a cercare di impegnare il tuo tempo”.

Cosa si cela dietro il titolo “Blackout”?

“Come spiegavo la tragedia che succede in questa serie è proprio questa slavina che causa un vero e proprio Blackout. Un blackout dal mondo”.

Dal trailer potremmo fare questa osservazione. Dal punto di vista registico più che una serie arriva come film, non trovi?

“Si. Devo dire che le montagne, l’ambientazione, la neve ecc… aiutano moltissimo dal punto di vista fotografico, quindi è di grande impatto, no? È molto bello questo bianco che abbiamo come sotto sfondo e poi la serie in realtà ha un finale aperto e dunque vedremo se ci sarà un seguito o no.  Però è concepita appunto come una serie, più che come un film. Tuttavia capisco la tua osservazione a riguardo dell’aspetto estetico”.

Come ti sei trovata con i tuoi colleghi?

“Molto bene, come dicevo appunto prima …noi siamo rimasti lì in montagna per diversi mesi e quindi è inevitabile legare perché quelle persone alla fine diventano: il tuo migliore amico, il tuo papà, tuo fratello e di conseguenza si lega in modo del tutto inaspettato. È proprio un rapporto speciale quello che si crea sul set”.

Come è avvenuta la scelta?

“Self-tape e poi il provino normale. Dalla pandemia in poi esiste la prima fase che è diventata il self-tape, magari con una presentazione. Io spesso lo preparo con mia mamma. Superata questa fase si va a Roma e si fa il provino dal vivo”.

La zona scelta per le riprese, ovvero il Trentino è particolare non trovi?

“La scelta della montagna è stata una grande sfida anche perché abbiamo iniziato le riprese a inizio febbraio e dunque nel pieno del periodo invernale. C’è da dire che in realtà le condizioni metereologiche non ci sono state d’ aiuto anche perché in quel periodo ha iniziato a fare tantissimo caldo, cosicché la neve si è sciolta. Quale era il problema? Noi avevamo già iniziato a girare con la neve e quindi risultava tutto maggiormente complicato perché dovevamo rigirare tutto quanto, il che risultava impensabile. Tuttavia grazie ad effetti speciali e post produzione sono riusciti a inserirla, ma è stato veramente difficile. Noi giravamo alcune scene in una location e altre in altre location, cioè il campo in una e il controcampo in un altro luogo in modo da avere la presenza della neve a 360”.

Ti piacerebbe lavorare in futuro con qualche regista americano?

“Mi piacerebbe innanzitutto recitare in inglese anche perché io studio lingue e poi penso di saperlo parlare benino e mi piace parlarlo. Nomi in particolare no, perché ci sono tantissimi registi e non posso pensarne ad uno in particolare”.

Qualche attore che ti è mai stato d’ispirazione?

“Non c’è un attore in particolare che mi ha spinto o che mi potesse far capire che questa è la mia strada, ma un film in realtà. Il film è Billy Elliot. È un film ormai vecchio che io vidi in televisione quando ero molto piccolina. Era una di quelle situazioni in cui dovevi dormire ormai da diverse ore… Ma io non so perché, ma ero sveglia e mi ricordo che mi avvicinai alla sala nella quale i miei stavano guardando appunto Billy Elliot e chiesi loro il permesso di guardare il film. È stato un momento speciale perché oltre ad aver avuto il permesso di guardare un film per adulti con i mei genitori è stato un film che mi ha fatto capire che io voglio vivere esattamente di quella magia lì…”

Quale personaggio ti piacerebbe affrontare in futuro?

“Uno in particolare non penso di averlo. Penso di voler esplorare quanti più personaggi ci siano…trovo interessanti tutti i generi, quindi dall’Horror al Comico, al Drammatico, mi piacerebbe veramente esplorare qualsiasi cosa ci sia perché il bello dell’attore è anche questo, no? Provare a immedesimarsi i tutte le situazioni che ci possono essere”.

Quale messaggio vorresti far arrivare in questo momento?

“Continuare a perseverare e di non mollare mai, la strada della recitazione è una strada difficile, ma piena di soddisfazioni una volta avviata”.





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