Paura, figlia dell'amore

Prima puntata della nuova rubrica «La persistenza del mito»

    di Sveva Della Volpe Mirabelli

Per i greci la paura, Fobos, era il giovane figlio di Afrodite, dea dell’amore, della bellezza e della fecondità, e di Ares, dio della guerra, forza brutale e distruttiva, violento flagello degli uomini. Per genealogia materna il sentimento che la sua figura racchiude non è solo di natura selvaggia, ma delicata, e talvolta irrazionale. È la paura della perdita.

Più tradizionalmente a noi noto come dio del timore panico, corpo d’uomo e testa di leone, Fobos è fratello gemello di Deimos, incarnazione divina del terrore. Insieme a Eris (dea della discordia) e a Enyo (personificazione dell’urlo furioso in battaglia, terribile dea della strage e della distruzione) i due accompagnano il dio del bellico tumulto in guerra e ne guidano il carro. Omero nel quindicesimo libro dell’Iliade: «Egli [Ares] parlò, e ordinò al Terrore e alla Paura di preparare i suoi destrieri. E lui stesso indossò l'armatura scintillante».

Secondo il mito ai temibili gemelli Zeus accorda il titolo di “guardiani del cielo” dopo la guerra contro Tifone. E a giudicare dalle scoperte astronomiche i fratelli son rimasti fedeli al loro compito. Fobos e Deimos sono oggi le due lune di Marte.
Ne I viaggi di Gulliver (1726) del visionario Jonathan Swift gli astronomi dell'isola volante di Laputa descrivono il moto di due satelliti orbitanti attorno a Marte, la scienza nel 1877 con Asaph Hall scoprirà i due corpi celesti, prima Deimos e qualche giorno più tardi Fobos, confermando le “fantasticherie” dello scrittore irlandese. L'amor che move il sole e… le due lune di Marte.





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