Generazione Coma_Cose
Cronaca di un concerto che parla ai giovani dei giovani
di Giordana Moltedo
12 aprile, in una giornata più invernale che primaverile, nell’accogliente e raccolta location del fratello minore del Teatro Palapartenope, la Casa della Musica Federico I, si è svolta la tappa napoletana del tour del duo rivelazione della scena musicale italiana del 2018, i Coma_Cose. Il duo, formato da Francesca e Fausto, ha infiammato il pubblico del palazzetto con i brani del loro primo e vero album “Hype Aura”, che dà anche il nome al loro tour.
Oltre ai pezzi dell’album, nella scaletta sono stati inseriti tutti i singoli pubblicati a partire dal 2017 e i brani del mini EP, “Inverno Ticinese”. Diciotto brani, due bis e la conferma che il duo non ha sbagliato neanche un pezzo, visto che il pubblico ha cantato a squarciagola dalla prima all’ultima canzone.
In un palco essenziale, formato da pochi strumenti (tastiere, chitarre e batteria) e con tanti giochi di luci e immagini, il concerto si apre con Intro (ultima traccia dell’album Hype Aura) che accompagna le sole voci di Francesca e Fausto, le quali appaiono come un'eco lontana. Poi tocca a Francesca irrompere sul palco sulle note del singolo Jugoslavia, raggiunta a metà del brano da Fausto. Il pubblico si accende e parte un’alternanza di brani da loro realizzati, quali Granata, Deserto,Via Gola, French Fies, Beach Boys Distorti, Pakistan eseguita in un mash-up con il brano Cannibalismo. A seguire Golgota, Squali cantata in strumentale da Francesca alla voce e Fausto alla chitarra, Nudo Integrale, Anima Lattina e Mancarsi.
Il brano A Lametta è invece preceduto da un video, dove un uomo di spalle con un cappuccio e una voce camuffata, e con un’ironia tagliante fatta di giochi di parole e di rime - tratti tipici dei testi dei Coma_Cose - smaschera tutte le ipocrisie che sono state costruite sul concetto di “paura”, oggi declinata come paura verso l’altro.
Anche il brano eseguito subito dopo è accompagnato da alcune immagini, e vai a capire se sia stato l’attacco o l’omonimo dipinto di Antonello da Messina a far intonare i versi di S. Sebastiano. A chiudere apparentemente il concerto sono stati i brani Mariachidi e Post Concerto, perché non poteva mancare il bis, invocato fin da subito dal pubblico e arrivato sulle note di Granata e Mancarsi.
Riascoltando i brani anche dal vivo, si ha come la conferma che i Coma_Cose compiano un viaggio - quindi una ricerca - tra vari generi musicali, che vanno dall’indie all’indie-pop, dal pop puro alla variante del synti pop, dal rap all’elettronica (mondo che Francesca conosce molto bene, visto che nell’ambiente era conosciuta come Dj California) e, infine, riferimenti al cantautorato italiano e, in particolare a Lucio Battisti (vedi Anima Latina). Tali elementi, mescolati, formano un genere non definito al quale nell’era dello streaming, Spotify ha cercato di dare un nome creando la playlist “Graffiti Pop”. E l’uso della parola “graffiti” non è un caso.
I Coma_Cose come Franco 126 (Roma) e Cosmo (Torino) narrano la vita dei giovani di oggi, di una generazione che potremmo definire dello zaino in spalla e con le sneakers ai piedi. Una generazione fortemente introspettiva, la cui interiorità si riflette anche sul modo di vivere i luoghi, in particolare, le grandi città, le cui descrizioni appaiono come lontane dagli stereotipi. I Coma_Cose riprendono quella narrazione di Milano che già era stata intrapresa dai Baustelle in un Romantico a Milano e accennata dai Tre Allegri Ragazzi Morti con il brano In questa grande città - La prima cumbia. La loro città appare lontana anni luce dalla Milano modaiola, frenetica e piena di turisti. L’introspezione diventa uno stato mentale ed ecco che, con un gioco di parole, nascono i Coma_Cose; la nuova Anima Lat(t)ina della musica italiana.