Il ticket taroccato

Alterare gli orari dei tagliandi di sosta è reato

    di Adelaide Caravaglios

Guai ad alterare un ticket di sosta: si rischia una condanna penale per il reato di falsità materiale commessa da privato. E questo, anche se il falso è grossolano: lo sa fin troppo bene quell’automobilista che, proprio per tale comportamento, è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione (sentenza n. 48107/2017).

A nulla sono servite le due censure mosse dall’uomo in sede di ricorso, con le quali denunciava nell’una, l’“asserita grossolanità del falso” ‒ che, però, a detta degli ermellini, era stata superata argomentativamente dal giudice del gravame in modo corretto e condivisibile ‒; nell’altra, l’irrilevanza penale della condotta, stante il fatto che i tagliandi contraffatti erano stati emessi non già dal Comune ma da una società per azioni, che gestiva lo spazio comunale, per cui “gli stessi erano rappresentativi di un rapporto obbligatorio di diritto privato e non erano pertanto riconducibili al concetto di autorizzazione amministrativa”: i giudici della V sezione penale hanno respinto entrambe, sulla considerazione che “configura il reato di falsità materiale commessa dal privato l’alterazione della scadenza dell’orario di parcheggio sullo scontrino rilasciato dal parchimetro nelle aree adibite alla sosta per le autovetture del Comune, atteso che lo scontrino riveste le caratteristiche tipiche del certificato amministrativo (attestante l’avvenuto pagamento della somma prescritta per la sosta), e dell’autorizzazione amministrativa (autorizzando, per l’orario indicato a sostare nell’area pubblica)”.

Detto altrimenti, il tagliando di parcheggio ha natura certificativa ed autorizzativa: niente da fare, quindi, per l’automobilista che si è visto respingere il ricorso e condannare al pagamento delle spese processuali.





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