Piazza del Plebiscito in 'Look down'

Il neonato di Jago e' il simbolo delle fragilita' dell'uomo ai tempi del covid

    di Flora Fiume

Oramai lo si può dire senza tema di essere smentiti: questo autunno si è presentato con tutti i crismi. Un po’ come il Natale di Casa Cupiello. Siamo nel pieno di una lotta impari contro un nemico invisibile che ogni tanto fa capolino tra gli studi scientifici che si inseguono e si sbugiardano tra di loro, i numeri e le statistiche dalle arbitrarie interpretazioni. Ci mancavano solo i colori! E tra chi cerca di capire cosa è ancora lecito fare e cosa no, chi si lamenta delle restrizioni e chi vuole comprenderne la logica, per fortuna c’è chi non perde la voglia di comunicare con il mondo attraverso l’arte.

Da qualche giorno, in Piazza del Plebiscito, ancora occupata dal cantiere della metropolitana, è comparso un neonato di marmo bianco, imbrigliato ad una catena inchiodata al terreno. L’opera si chiama Look down (guardate in basso). Un imperativo dalla chiara assonanza con il lockdown, che ha, nostro malgrado, arricchito il vocabolario di tutti a partire dalla scorsa primavera. L’autore è lo scultore 33enne Jago, vero nome Jacopo Cardillo, nato a Frosinone nel 1987. Giovane, ma già con molti successi sulle spalle. A 24 anni ha partecipato alla 54sima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e l’anno successivo, nel 2012, ha ricevuto dal Papa la Medaglia del Pontificato per aver realizzato un busto in marmo che raffigurava Papa Ratzinger con la veste pontificia. Subito dopo le dimissioni di Benedetto XVI, poi, quando questi da rappresentante di Dio è tornato ad essere uomo, Jago ha spogliato la statua, lasciandola a torso nudo, e cambiando il titolo in Habemus Hominem. Ora torna nella nostra città, non è la prima volta infatti che l’artista espone qui. L’opera Il Figlio Velato, un bambino disteso coperto da un velo, chiaramente ispirato al celeberrimo Cristo Velato della Cappella Sansevero, lo scorso dicembre è stata collocata nella Chiesa di San Severo fuori le mura, nel Rione Sanità.

Il bambino della sua installazione di Piazza Plebiscito ha un nome. Si chiama Homeless. Contratto, in una posizione quasi fetale, con gli occhi chiusi e un’espressione dolente, il neonato è lungo un metro e sessantacinque e rappresenta tutte le categorie fragili che stanno subendo le conseguenze di questo periodo terribile, schiacciati dal peso della epidemia globale. È un’opera da un milione di euro che si inserisce nel solco del messaggio artistico di Jago che coniuga costantemente la sua arte con l’impegno sociale: un invito per tutti i passanti affinchè nessuno dimentichi di guardare chi è più in basso, chi si è ritrovato incatenato in una condizione di povertà ed è destinato a restare indietro.





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