Il piede della discordia

Mettere la scarpa tra muro e porta è violenza privata

    di Adelaide Caravaglios

Mettere il piede in mezzo all’uscio di casa per evitare che la porta venga chiusa è reato: lo ha detto la Cassazione nella sentenza n. 11914/2016. Si tratterebbe, più precisamente, del reato di violenza privata (quindi né di quello di invasione di domicilio, visto che l’estraneo resta comunque fuori dall’abitazione, né tanto meno del meno grave delitto di molestia) e questo perché non si può costringere qualcuno ad ascoltare e proseguire la conversazione quando questo qualcuno non vuole più sentire una parola di quel che gli viene detto.

Lo sa bene quell’uomo che, al culmine di una lite con la sua ex consorte, aveva provato a continuare il “discorso” fuori casa, incastrando la propria scarpa tra il muro e la porta blindata e per questo era stato arrestato. A nulla gli è valso difendersi sostenendo che la conversazione era di “vitale importanza” avendo ad oggetto il mantenimento dei figli: il requisito della violenza – spiegano all’uopo gli ermellini – si identificherebbe “con qualsiasi mezzo” che priva in modo coattivo l’offeso della libertà di autodeterminarsi; lo stesso discorso – proseguono i magistrati – avrebbe potuto farsi anche se il colpevole, invece che infilare il piede in mezzo alla porta, l’avesse mantenuta, spingendola contro l’altra persona.

Insomma esercitare pressioni sulla volontà altrui, anche attraverso l’uso di mezzi anomali, è e resta reato!





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