Arpaia, visioni distopiche

Presentato, lo scorso 10 ottobre al Circolo dei Principi di Ottaviano, il libro Qualcosa là fuori

    di Mariangela Ranieri

Lo scorso 10 ottobre al Circolo dei Principi di Ottaviano si è tenuto un incontro con Bruno Arpaia, scrittore e giornalista ottavianese. La Fidapa locale si è occupata dell'organizzazione, aprendo così una serie di ulteriori incontri con le "Eccellenze Ottavianesi". Lo scrittore ha presentato il suo ultimo libro "Qualcosa, là fuori" (Guanda, 2016), rispondendo inoltre alle molteplici curiosità dei presenti. I suoi romanzi sono un lavoro sinergico ed appassionante fra scienza, arte e filosofia; le sue parole sono frutto di profondi studi e ricerche.

Questa la visione di un futuro imminente, il 2080: «Pianure screpolate, argini di fango secco, fiumi aridi, polvere giallastra, case e capannoni abbandonati: in un’Europa prossima ventura, devastata dai mutamenti climatici, decine di migliaia di "migranti ambientali" sono in marcia per raggiungere la Scandinavia, diventata, insieme alle altre nazioni attorno al circolo polare artico, il territorio dal clima più mite e favorevole agli insediamenti umani». Stime ottimistiche, infatti, prevedono che nel 2100 la catastrofe ambientale che stiamo vivendo possa arrivare a duplicare il numero degli attuali "profughi climatici", ovvero circa cinquanta milioni. Stime altrettanto scientifiche, forse un po' meno ottimistiche, prevedono che una città costiera come Napoli possa essere sommersa dall'innalzamento delle maree. Orwell ha immaginato gli anni '80 del 900, ed ha visto una società culturalmente distrutta, un popolo democraticamente in manette; Arpaia invece immagina una società altrettanto decaduta ed in aggiunta un pianeta in rovina. Il tangibile regresso, la disinformazione e la solida indifferenza sono primi sintomi di una malattia non così lontana e fantasiosa. Lo scorso 22 aprile, a questo proposito, 170 Paesi hanno firmato "l'Accordo di Parigi" la cui azione può definirsi preventiva ma purtroppo, non per forza risolutiva.

È proprio in questo modo che il tempo si unisce alla dimensione spaziale, diventando l'uno il supporto ed il limite dell'altra. Il mondo che Arpaia descrive nelle pagine dei suoi romanzi non è quindi il risultato di una visione cinica, ma piuttosto la concreta rassegna di ciò che accade oggi stesso e che non può che peggiorare domani. 





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