Storie di amori diversi e diversi amori

I mille significati del verbo amare

    di Maria Regina De Luca

Un concorso nazionale annuo su testi sacri, un altro di racconti brevi in "Una piazza, un racconto", due stagioni di concerti aperti a giovani musicisti e a nuove proposte nel campo della musica: sono queste, ed altre ancora, le iniziative che rientrano nella rassegna "Musica e cultura a piazza dei Martiri" della Comunità evangelica Luterana di Napoli.

Sfogliando i racconti brevi del concorso del 2015 dal sottotitolo "Storie di amori diversi e di diversi amori", Iuppiter Edizioni, ne risulta comune lo stile corretto, sobrio, spesso raffinato della narrazione e il garbato gioco tra la conciliabilità e l’intolleranza delle diversità che insidiano gli amori dei protagonisti dei racconti. Senza cadere in monotone ripetitività o in eccessi di puntualizzazioni spesso pleonastici, gli autori presentano "il caso", sfidando il lettore a prevederne la soluzione. La sfida non è mai enfatizzata, né i personaggi s’invischiano nella tecnica ricattatorio-sentimentale delle sfide d’amore.

I racconti si inanellano con leggerezza nella tematica che, pur avendo come elemento comune la diversità, si avvale di situazioni ambientali tra le più disparate dove non si usa, di solito, risolvere allo stesso modo problemi di un certo tipo, né si palesano alla stessa maniera il "non comune", l’extra ordinem che rende un caso "diverso" da tutti gli altri del genere. Ci sono modi e modi che l’amore ha a sua disposizione per esser diverso. Il più ovvio è quello della mancata differenza tra i sessi, che nel racconto "A" di "Andrea" e "A" di "Amore" mette subito le carte in tavole giungendo alla divertita conclusione che, tra un’Azzurra, un’Agata, un’Alida, un’Aria, un Alessandro, membri di una famiglia dai nomi con le iniziali rigorosamente in’ A", verrà ammesso un "Andrea" invece che un’"Andreina".

Meno conciliante è la diversità etnica, che separerà Miriam da Abi,nel racconto "Benimi per sempre" mentre addirittura clamorosa è la trovata del giocatore aspirante Champion di "Il destino non deraglia", che sbandiera il suo amore per Luca nel pieno di un goal: come dire, "sul campo". Nella diversità tra Ieta e Pietro del racconto omonimo la diversità è l’abisso mai colmato della differenza  etnica, con tutto il fardello di dolore, di povertà, di miseria, che vi è legati. Qui non vi sono sfide né vittorie sul campo, qui sono semplicemente, e solo in parte, saldati i conti che la vita apre per ciascuno di noi e dei quali i segni più e quelli meno non sono da addebitare né ai nostri meriti, né alle nostre colpe. Da leggere, il delizioso duetto del racconto Dal Maghreb alle Alpi dal titolo deamicisiano, ma qui la vera, incolmabile diversità è quella tra l’uomo e la donna che, dal gioco delle parti di un incontro incompiuto, hanno tratto emozioni e conclusioni del tutto diverse.

Da ‘Una vampata di calore’, titolo che ci ricorda la "vampata di rossore" del grande Domenico Rea, si può ricavare un insegnamento di grandissimo rilievo storico ed etico, oltre che di costume e di stile. All’ingresso di una delle case, tenute un tempo rigorosamente "chiuse" perché non ne uscisse il germe della corruzione e della perdizione, uno scritto esortativo per gli ospiti: "La norma fondamentale di comportamento per chiunque entri in questa casa è il pudore!", parole-guida per una delle giovani ‘lavoranti’ che aveva concesso, pudicamente, solo un bacio al giovane innamorato, assicurandosene il ricordo per sempre. Anche del racconto ‘Perché io’ invitiamo a leggere la frase che risponde all’interrogativo del titolo: "Nonostante il mondo ci avesse ordinato di odiarci, noi ci amavamo" che conclude nel migliore dei modi possibili l’angosciosa peripezia dei protagonisti. Il nostro divagare tra i racconti non pretende di portarci a scegliere tra finalisti e vincitori. In ognuno di essi l’autore ha saputo cogliere quel’"diverso" che non ha modelli ai quali conformarsi né si propone di divenire un "genere".

 I narratori si sono infatti calati nella profondità dei sentimenti e delle sensibilità dell’uomo scoprendone gl’innumerevoli modi di essere e di sentire, di vivere e di conformarsi alle regole o di preferire le proprie e le altrui diversità, pur di vivere pienamente e con tutta la responsabilità che ne deriva quanto possa scostarsi da tracce imposte e precostituite, anche se tutto ciò può costare qualche dolore, momenti di pena, incomprensioni e perfino infelicità.





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