Attilio Romano', una morte senza senso

A tredici anni dall'omicidio del ventinovenne per mano dei sicari del clan Di Lauro

    di Carmine Zamprotta

Nella città dove si celebra gomorra, non è un caso che esistano vittime della malavita di serie A e B. Assistiamo ad assurde celebrazioni e manifestazioni per presunte vittime della camorra (basta dare uno sguardo a ciò che accade a Scampia), mentre nessuno fa caso a chi non c’è più, ucciso per un tragico errore. Le famiglie, e la giovane moglie, non potranno più dimenticare quella fredda mattina del 24 gennaio 2005, quando Attilio era seduto alla scrivania, al computer, e non ha un attimo per rendersi conto di ciò che sta accadendo. Un giovane entra nel negozio, e senza chiedere chi fosse, gli scarica addosso cinque colpi, tre dei quali fatali, per poi scappare via, coperto dai complici. Ancora più assurdo è che in quell’orario di traffico e di passaggio di pedoni, nessuno vede, nessuno sente.

L’omicidio avviene in via Napoli Capodimonte, terra di confine della periferia maledetta, tra i quartieri di Secondigliano, Miano e Scampia. Questa volta i killer del clan Di Lauro sbagliano bersaglio, poiché Attilio Romanò non compare nella lista predisposta dal clan per fare terra bruciata tra i fedelissimi degli scissionisti. Ecco che all’improvviso aumentano i curiosi che si avvicinano al negozio, cala un silenzio assordante, nessuno parla o dà indicazioni, a conferma dell’omertà esistente in quella zona, e delle coperture di cui godono i latitanti, Solo le grida della giovane moglie scuotono il silenzio, mentre il quartiere resta sordo a queste richieste di aiuto.

A distanza di circa tredici anni, Attilio resta una vittima senza nome, che in pochi sono disposti a ricordare: nessuna cerimonia, nessuna premio o lapide a ricordare il sacrificio di una vittima innocente, l’efferatezza di un delitto che denota lo scarso valore attribuito alla vita dai reggenti e latitanti del clan Di Lauro. Appena ventinovenne, sposato da pochi mesi, per un assurdo scambio di persona, Romanò non ha il tempo per rendersi conto perché sia toccato proprio a lui, perché gli stesse accadendo quella cosa. È tempo di svegliarsi, di non dimenticare, di portare avanti un impegno collettivo, in modo da dire "no" alla camorra e alla sua scia di morte. 





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