Il futuro che non esiste
di Amedeo Forastiere
Il futuro si divide in: attivo e passivo. Futuro attivo: sigmatico, asigmatico, attico, dorico. Futuro passivo: debole, forte. Non ho intenzione di fare un’analisi del futuro come sostantivo maschile, ma parlare dei giovani e di quella che sarà la loro vita. La società dei grandi, cioè la politica, ha il dovere di rendere la strada accessibile ai giovani che hanno progetti, obiettivi da raggiungere, da realizzare nel proprio Paese senza dover necessariamente lasciare tutto ed emigrare oltre confini nazionali, dove magari trovano un sistema politico lungimirante. Non tutti riescono a realizzare i propri sogni, c’è chi ci rinuncia e si adatta a quello che trova, perché - ahimè - non si campa di sogni, e purtroppo per vivere occorre anche l’argent (come dicono i cugini francesi).
Fino a un quarto di secolo fa eravamo tra le prime potenze industriali nel mondo. Qualcosa, poi, non ha funzionato. Come mai? Mi fermo qui perché, com'è noto, nelle polemiche politiche non scendo. Ma è cronaca recente che l’INPS ha mandato una lettera a tutti i lavoratori nella quale diceva (sintetizzo): sappi che quando lascerai il tuo lavoro, pressappoco fra 40 anni, l’importo che prederai come pensione sarà meno del 50% del tuo stipendio. È bastata una lettera a togliere ai giovani la speranza di una vecchiaia tranquilla.
Seguendo le cronache, sia per televisione sia sui giornali, ho la netta sensazione che questa società, che dovrebbe garantire il futuro, fa esattamente l’opposto: si gareggia a chi distrugge di più. Il paese sta cambiando sì, ma allo stesso tempo peggiora. Abbiamo due papi, tre governi senza elezioni, ragazzi con due madri o due padri. Chi non riesce ad avere un figlio in modo naturale fitta l’utero di un’altra donna che dopo aver partorito dà il bambino a chi l’ha prenotato. Queste donne quando verrà loro domandato: ma che lavoro fate? Risponderanno: fittiamo l’utero e facciamo bambini per conto terzi.
Ci sono giovani con delle grandi potenzialità, ma spesso si demotivano, si sottovalutano rassegnandosi a essere sempre apprendisti di qualcuno. Viviani nel 1931 nel suo campanilismo diceva: avimm’ ‘a sta’ a “guaglione” e simmo maste! Pochi giorni fa parlavo con un giovane, Federico, ventenne, studente di Chimica alla Federico II. Nel suo futuro si vede come ricercatore, la materia lo affascina, ma sa anche che la strada è tutta in salita, non si scoraggia è tuosto ‘o guaglione. Le difficoltà che dovrà affrontare saranno tante, ma di una cosa è certo, non lascerà mai l’Italia, è nel suo Paese che vuole diventare masto. Quando gli domando: Federico come vedi il tuo futuro? Mi risponde: Io? Speriamo che me la cavo!
Alla prossima ragazzi.