LIBRI Una lacrima di marmo

Il noir rivelazione di Giuseppe Calabrese

    di Sveva Della Volpe Mirabelli

«Una lacrima di marmo» (Iuppiter Edizioni) è un noir dal titolo immacolato, ma non privo di ombre di Giuseppe Calabrese, contrammiraglio in congedo, che ha scelto come suo nuovo approdo il romanzo. L’autore, originario di Portici, è un esordiente che mostra di conoscere bene le acque in cui naviga, tutte le coordinate del mare letterario del genere giallo. Impugna la penna con destrezza, è il suo timone e sa gestirne agilmente il comando. L’ispirazione è il suo vento in poppa. Un antico veliero potrebbe essere questo thriller, di quelli che, guidati da una mente visionaria, portano a terre inesplorate.
Terre inesplorate, enigmi da sciogliere sono le storie che compongono l’avventura in cui si imbatte il protagonista, Luigi Barcolesi, commissario di polizia di Bolenzena, immaginaria cittadina della costa ligure.
È inizio maggio, sulla riviera la vita scorre placidamente, gli abitanti si preparano alla stagione estiva, all’arrivo dei turisti, al graduale riaccendersi della movida. Un lavoro senza particolari stranezze o intoppi e la rilassante routine delle quotidiane passeggiate sul lungomare in compagnia del fido Piccerillo riempiono serenamente le giornate del commissario. L’allegra intesa col mastino napoletano e quella silenziosa con il mare sono quanto gli basta, dopo il suo trasferimento da Napoli tre anni prima. Ma la dorata pace di Bolenzena è d’improvviso scossa. Un suicidio, un altro e un altro ancora si susseguono misteriosamente. Casi ravvicinati, fin troppo, per essere liquidati e archiviati come suicidi. L’istinto da sbirro, mai sopito, di Luigi Barcolesi è già al suo servizio. La dinamica dei tre drammatici episodi non convince.
Possibile che il fil rouge sia una squallida storia di reiterate violenze, taciuta e accaduta anni addietro? Possibile, ma ecco il cortocircuito: tutte le vittime sono morte. Chi potrebbe mai essere mosso, allora, dal desiderio di vendetta?
Le indagini si svolgeranno tra il concreto e l’onirico, complice la voce del mare:
“Non so... la pace che c'è intorno mi suggerirebbe di starcene in silenzio a... ecco... a sentire la voce del mare”.
“La voce del mare?”.
“Sì, lo diceva mio nonno”.
“Il pescatore”.
“Esatto. Nonno Egidio, gliene ho parlato, vero?”.
“Sì, mi ha raccontato dei duelli con suo fratello sulla sua barca”.
“Ecco, mio nonno diceva che quando sei al largo e cala la nebbia l'unica certezza che hai è che sotto c'è il mare. E ha una voce fatta di acqua e di rumori soffusi intorno. Se sai sentire bene lui ti dice dove andare. Altrimenti può capitare che tu creda di avere la terra davanti e invece è alle spalle e così ti allontani credendo di avvicinarti. E ti perdi”.
Mentre l’investigazione è a pieno ritmo, qualcuno ordisce alle spalle di Gigi, la trama di una candida storia d’amore.

Un uso della parola preciso, un talento per la battuta tanto della frase quanto dell’intreccio rendono l’esordio di Calabrese fresco e, tuttavia, già maturo. Pronto per nuove rotte sulla strada del noir.





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