Il volto violento dell'Europa

La Francia si spegne ma ovunque infiamma l'odio

    di Maria Neve Iervolino

Venerdì 13 è stato un giorno di violenza per tutta l’Europa. Un gruppo di terroristi ha colpito con sparatorie e granate cinque diversi punti della capitale francese provocando centinaia di morti. Davanti a queste giovani vittime, i cui corpi nell’obitorio di Parigi sono ancora senza identità, la Francia si è spenta, ha tolto la luce al suo monumento simbolo, la Torre Eiffel, chiudendosi in se stessa; pure i suoi politici, anche appartenenti agli schieramenti meno moderati, hanno concesso qualche giorno di pausa dalle campagne elettorali per permettere di elaborare l’orrore dell’attentato e l’immensità delle conseguenze che ne derivano. Conseguenze che troppo presto si sono palesate in un attacco di feroce violenza.

Intanto in Italia da subito politici e opinionisti hanno iniziato ad urlare in televisione e sui social network, ledendo la dignità del silenzio imposto dal lutto. Un famoso giornale nazionale arriva a scrivere a caratteri cubitali in prima pagina “Bastardi islamici”. Un doppio insulto, perché l’epiteto usato affonda le radici in un razzismo sociale mai veramente debellato e perché riferito a tutte le persone innocenti discriminate per la fede che hanno scelto o entro la quale sono state generate. Davanti alla tragedia che ha colpito il più vivo cuore d’Europa doveva esserci il laborioso silenzio delle istituzioni e il resoconto giornalistico, votato a spiegare la dinamica e senso di sparatorie e granate sul giovane venerdì sera parigino. Invece giornali e trasmissioni televisive, che pure vantano una qualifica come organi d’informazione, si sono lasciati trascinare dal panico e dalla paura per il diverso nel più bieco populismo, facendo leva sull’ignoranza e la confusione dei più.

I mezzi d’informazione nell’ultimo anno hanno molto parlato dell’Expo, evento che ha portato turisti da tutto il mondo in Italia, hanno descritto i bellissimi padiglioni del Giappone, del Brasile e degli Emirati Arabi. Adesso quell’unione globale, la necessità di “nutrire il pianeta” non ha più ragione d’essere, ora che l’interesse commerciale internazionale si è spento il nemico non è più il terrorista, ma chiunque si rechi in un luogo di culto diverso da quello frequentato dalla maggioranza e l’Italia non è più un paese dinamico, che ha deciso di abbracciare l’Europa e le diversità che contiene, religiose, culturali, etniche ma il vecchio contenitore di luoghi comuni.

Il nemico è in tutto ciò che il cittadino medio non capisce, è nella paura promossa dai media che impedisce ai cittadini di tutta Europa di coalizzarsi e proteggersi dalla minaccia che venerdì ha mostrato il suo volto: non erano fattezze islamiche, ma lineamenti stravolti dall’odio, un odio che l’Europa conosce perché non molto tempo fa è stato anche il suo. La Storia insegna che la violenza genera violenza e che la stessa propaganda, mediatica e istituzionale, che istiga alla discriminazione e alla difesa aggressiva crea i mostri dai quali ci difendiamo, non è diversa da quella usata dagli attentatori e dagli stessi europei solo pochi decenni fa. 





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