Napoli, un negozio di volti e maschere

L'amore di Fellini per la città e per i suoi eroi e antieroi

    di Giordana Moltedo

Da Amarcord a 8 e ½  fino a La Dolce Vita,  passando per I Vitelloni, La Strada, Le Notti di CabiriaGiulietta degli Spiriti,  e Lo Sceicco Bianco. Federico Fellini è il regista che ha segnato più di tutti l’immaginario delle successive generazioni di registi, sceneggiatori, scrittori, intellettuali e cinefili. Proprio le molteplici iniziative inerenti alle celebrazioni per il centenario della nascita del grande regista riminese, rappresentano l’occasione per poter riscoprire ed esplorare terreni ancora ignoti legati alla sua filmografia, alla sua vita, ai forti sodalizi artistici costruiti con figure quali Ennio Flaiano, Tonino Guerra e Marcello Mastroianni, alle sue muse e ai luoghi. Per quanto concerne quest’ultimo punto, ogni volta che narriamo i luoghi dei film di Fellini, la nostra memoria ci riporta a Roma, al suo regno rappresentato dallo Studio 5 di Cinecittà e a Rimini, la sua terra natia. Eppure in quest’esplorazione, un tassello forse dimenticato, sia dalla stessa città sia dalle sue istituzioni, è rappresentato dal rapporto speciale che legava Fellini a Napoli e ad alcuni attori espressione della napoletanità, fra tutti Totò e Peppino De Filippo.

Fellini non girò film a Napoli ma, tuttavia, non mancò mai di omaggiare la città. Pensiamo solo al viaggio intrapreso dalla nave “Gloria 5” nel film E la nave va, che salpava - anche se ricostruito nello Studio 5 di Cinecittà - dal porto di Napoli. Ed è proprio durante le riprese di questo film che Fellini rivelò, ai microfoni della trasmissione Blitz (1983), condotta da Gianni Minà, il suo interesse per Napoli. Un interesse che non era di mera natura folkloristica, ma sociologica, storica e antropologica. 

Fellini, in pochi minuti, con tono fermo e scherzoso, fornì un’immagine di Napoli ancora attuale, definendola come  “una città che ha dato da sempre, per via della sua storia, un profilo psicologico capace di avere un sufficiente distacco dai guai che da sempre ha passato, al fine di poter sopravvivere”.  Proprio la stretta relazione tra distacco e sopravvivenza, secondo Fellini, era la chiave che aveva reso il popolo napoletano un attore, forse unico, nel panorama nazionale. Per Fellini, Napoli era come “un negozio di volti”, “un teatro di maschere” che, spontaneo e diretto, arrivava immediatamente agli occhi dello spettatore, per via di un’innata tragicità, ironia e umanità. Quasi come dei clown,  perfetti per l’immaginario di Fellini. Proprio in quella umanità, mista ad una tragedia intrisa di ironia, Fellini aveva saputo cogliere e narrare la grandezza di Totò.  

Al fine di comprendere tali legami, in particolare quello con Totò, un altro preziosissimo tassello è dato dal libro Dizionario Intimo per parole e immagini (Piemme, 2019), curato da sua nipote Daniela Barbiani, nonché sua assistente alla regia per Ginger e Fred, Intervista, La voce della Luna e per il già citato E La Nave Va. Il libro mira a mettere in evidenza un altro aspetto della duttile genialità di Fellini, questa volta legata alla parola, e quindi alla capacità di raccontare di sé e del proprio mondo, attraverso uno stile poetico. Pensieri nei quali emerge un ritratto di Peppino De Filippo descritto come “un buffone glorioso, un attore comico e straordinario” che, secondo Fellini, era superiore in bravura al fratello Eduardo. Mentre Totò - nel libro è presente anche un bellissimo ritratto realizzato dallo stesso Fellini - era narrato come una figura dantesca,  come un’anima intrappolata nel Purgatorio, in grado di esprimere nella sua completezza “il mistero della creatura umana”.  E poi ecco che si ritorna al punto di partenza, ad una pagina su Napoli, e si  scopre la passione che Fellini aveva per la canzone napoletana, definita come “un monito” finalizzato a ricordare un qualcosa che “il chiasso della vita e altre canzoni tendono a cancellare”.

In questo “chiasso” quotidiano della città, dovremmo trovare tutti il tempo per non dimenticare mai le figure che hanno amato e lodato Napoli, anche da lontano, nelle sue molteplici contraddizioni. E Napoli è ancora in tempo per celebrare Federico Fellini.   





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