Sliding doors
Come sarebbe potuta andare
di Alberto Medici
Quante volte nel calcio si sente la frase “goal sbagliato, goal subito”? Tante, forse troppe. Quante volte ci si crede veramente? Poche, molto poche. Certo, al massimo il telecronista lo ricorda durante la cronaca, oppure tra amici s’inneggia alla proverbiale “sfiga” per giustificare l’errore del bomber o la disattenzione per aver preso goal.
Ma se questa legge non-scritta contasse più di un semplice rimbrotto? Contasse veramente, come una sentenza inappellabile di un giudice supremo. Come un destino inevitabile da scansare, come se gli dei del calcio ti volessero punire istantaneamente per il tuo errore madornale. Mondiali di calcio 2014, Arena Fonte Nova, Salvador.
Si gioca la prima partita del girone B, che tra l’altro è stata anche finale dell’edizione precedente: Spagna – Olanda. I campioni iberici, già in vantaggio col rigore trasformato da Xabi Alonso, spingono per raddoppiare e mettere la partita al sicuro.
Minuto 42.
Iniesta, il mago, imbuca una palla fenomenale per il canario David Silva che si trova faccia a faccia col portiere olandese. Silva è uno dei migliori giocatori al mondo, già inserito nei primi 5 per la corsa al pallone d’oro. È una palla facile da mettere in rete per un giocatore della sua classe. E invece Silva, al posto che tirare in diagonale sul palo lontano, sceglie di scavalcare il portiere con un pallonetto, l’estremo difensore non ci casca e mette facilmente in calcio d’angolo.
Silva si dispera, tutta la Spagna si dispera. “Potevamo raddoppiare e chiudere la partita” pensano tutti. Peccato, ci toccherà ancora soffrire nel secondo tempo.
Non sanno quello che li aspetta da lì a meno di 60”.
L’Olanda riparte lasciandosi alle spalle lo spavento che avrebbe chiuso già i giochi con un tempo d’anticipo. Si perché poi valli a ri-prendere gli spagnoli che nel secondo tempo avrebbero ipnotizzato il gioco col loro tiki-taka…
Il terzino Blind supera la metà campo palla al piede e lascia partire uno spiovente in area dove Robin Van Persie si inventa un goal straordinario in tuffo di testa a scavalcare il portiere Casillas. È 1-1. Da andare sul 2-0, la Spagna si ritrova in situazione di pareggio. Silva guarda da un’altra parte, fa finta di niente e prova a resettare tutto e continuare a giocare. Ma non sarà più lo stesso. L’inerzia è cambiata. La partita è cambiata. Ora la Spagna deve ricominciare da capo.
Al rientro dagli spogliatoi la Spagna è costretta a “fare” ancora la partita, aprendo il fianco ai contropiedi olandesi. Minuto 53: Robben s’invola in contropiede e firma il 2-1 orange. La Spagna è frastornata, ha perso fiducia, vitalità. Cosi che – sempre in contropiede – gli olandesi segnano il terzo, il quarto e il quinto goal: risultato finale 5-1.
Okay, è la prima partita. La Spagna è convinta di aver avuto un passaggio a vuoto e una serata storta. La seconda sfida del girone eliminatorio è con i sudamericani del Cile, che ha le sue stelle nello juventino Vidal e nel barcelonista Sanchez.
Il problema è che la Spagna, mai abituata a perdere, soffrire e figuriamoci per 5-1, non si riprenderà più dalla scoppola olandese. In campo ci vanno dei fantasmi, tutti irriconoscibili tra le file delle furie rosse, mentre i cileni viaggiano che è un piacere: altra sconfitta, 2-0.
La spagna ha perso ancora e dopo sole due partite è fuori dal mondiale. Clamoroso se si pensa che dal 2008 non si era mai lasciata sfuggire nemmeno un singolo trofeo. Il calcio è strano e molto spesso irrazionale.
Vuoi vedere che se Silva segna, la Spagna è già agli ottavi dopo due partite? Non avremo mai la controprova. Il calcio è così, prendere o lasciare, e in questo caso gli dei, che tanto hanno dato ai campioni spagnoli, per una volta hanno tolto loro qualcosa, riportandoli sulla terra.